24/07/2018

Disforia di genere: preoccupazione sul parere CNB

Rilanciamo il Comunicato stampa deCentro Studi Livatino in merito al parere positivo espresso dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), interpellato dall’AIFA, all’uso della triptorelina nei casi di diagnosi di disforia di genere

Il Centro Studi Livatino, formato da magistrati, docenti universitari, avvocati e notai, esprime sorpresa e preoccupazione per il parere positivo espresso dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), interpellato dall’AIFA, all’uso della triptorelina nei casi di diagnosi di disforia di genere. Il parere positivo riguarda, cioè, la possibilità di bloccare la pubertà in preadolescenti cui è stata diagnosticata la disforia di genere: si tratta di minori che hanno la “percezione” del proprio genere diversa rispetto a quella riconosciuta alla nascita.

I pareri del CNB si sono sempre distinti per rigore scientifico e sono stati un riferimento autorevole per le tematiche bioetiche. In questo caso invece il CNB ha avallato un farmaco per una indicazione che, come lo stesso comitato riconosce, non ha evidenze scientifiche a sostegno (l’astensione dei due rappresentanti dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità è significativa al riguardo), e mostra una serie di gravi controindicazioni, che comunque emergono dal documento: esse avrebbero dovuto far concludere per un no a un percorso controverso e potenzialmente pericoloso per la salute fisica e psichica dei minori coinvolti. La cautela all’uso del prodotto esposta nelle “raccomandazioni” somiglia troppo alla tecnica adoperata in talune leggi – per tutte, la 194/1978 – che, prospettando deroghe in “casi particolari”, in realtà introduce un cambio di regime con immediata applicazione a chiunque, in violazione del principio di precauzione.

Da giuristi siamo preoccupati in particolare in ordine al consenso informato del minore e della sua famiglia, che si trovano a prendere decisioni così serie in mancanza di vere informazioni scientifiche, in un clima culturale condizionato da un’elevata pressione ideologica verso la cancellazione della identità di genere maschile/femminile: l’uso di questo farmaco di fatto suggerisce il modello “gender fluid” in età sempre più precoce. Ancora più sorprendente è che il parere sia stato approvato con un solo voto contrario – quello della prof.ssa Morresi, che ha motivato una apposita postilla – e abbia invece ricevuto il voto favorevole di suoi illustri componenti dai quali ci si sarebbe attesa una netta e ragionata opposizione.

Per il testo del parere si veda qui.

Centro studi Livatino

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