01/03/2021 di Luca Volontè

DAL MONDO – L’Irlanda e il problema della gestione dei detenuti transgender

Nell’ormai lontano dicembre 2017, nella fredda Dublino, Sean Kavanagh prendeva a pugni un barista e lanciava una bottiglia ad un altro organizzatore di un evento musicale del Pub Malt House Bar dove si trovava. Kavanagh si è dichiarato colpevole di un'accusa di aggressione con danno e altre due accuse di aggressione. In tribunale, lo scorso 19 febbraio, l'avvocato Noctor che difende Kavanagh ha dichiarato che il suo cliente aveva precedentemente vissuto a Londra come una donna, ma dopo il ritorno a Dublino stava "sopprimendo il suo genere". Un rapporto psicologico ha poi sostenuto che la "rabbia di Kavanagh” di quella notte è probabile sia stata causata dalla frustrazione su come “la sua vita stava procedendo... compreso il genere soppresso". Tre anni prima, dopo le aggressioni, Kavanagh aveva iniziato a identificarsi come una donna chiamata Shauna, mentre ora ha un certificato di riconoscimento di genere femminile, che le è stato fornito alla corte. Noctor ha sostenuto in tribunale che Kavanagh è "vulnerabile" e avrebbe trovato la prigione particolarmente difficile, facendo riferimento ad uno studio internazionale che afferma cme "le donne transgender siano un gruppo vulnerabile in prigione".

Noctor ha fatto riferimento a due maschi attualmente detenuti nelle carceri femminili in Irlanda, che devono essere tenuti separati dal resto della popolazione carceraria.

I due maschi nelle prigioni femminili di Limerick sono: Barbie Kardashian, che ha dimostrato un modello di estrema violenza fisica e sessuale verso le donne, ed un pedofilo senza nome, che è stato condannato per 10 accuse di violenza sessuale e un'accusa di crudeltà contro un bambino.

Il problema di detenuti transgenders nelle prigioni maschili e femminili è diffuso in ogni paese ed incidenti anche gravi sono registrati anche negli ultimi anni soprattutto nel Regno Unito dove si sono moltiplicate le richieste di riassegnare gli uomini (trans) alle prigioni maschili e toglierli dalle prigioni femminili. Lo scorso fine gennaio, lo stesso The Economist ha commentato la situazione USA con preoccupazione: “Mettere le donne transgender nelle prigioni maschili può essere crudele. È anche, in un ambiente già difficile, pericoloso: una ricerca suggerisce che i detenuti transgender hanno molte più probabilità degli altri di essere aggrediti.

Una crescente consapevolezza di questi pericoli, unita alla richiesta degli attivisti che le persone transgender siano riconosciute come membri del genere con cui si identificano, sta portando a cambiamenti nel modo in cui i detenuti trans sono ospitati. Nella maggior parte dei casi, questi detenuti (la maggior parte dei quali è costituita da donne trans) sono incarcerati con membri del loro sesso biologico”. Tuttavia, c’è da attendersi che verranno costruite carceri destinate alle sole persone transessuali, magari separate in sezioni transessuali maschili e femminili, la sola misura che eviterebbe violenze ed incidenti ma, allo stesso tempo e paradossalmente, segregherebbe ancor più le stesse persone LGBT.

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