03/07/2021 di Luca Volontè

DAL MONDO – In Australia chiudono alcune cliniche pro-aborto, ma c’è poco da gioire

Molte cliniche abortive come la Marie Stopes International nel Queensland e nel Nuovo Galles del Sud, in Australia, chiuderanno presto le loro porte. La notizia arriva sulla scia della chiusura della struttura storica della stessa multinazionale dell’aborto a Londra, avvenuta lo scorso 29 maggio.  La sede di Londra, dove Marie Stopes mantiene la sua sede principale ed il suo centro operativo, era stata fondata nel 1925 ed era considerata l’emblema storico della diffusione dell’aborto nel Regno Unito.

Le cliniche australiane che dovranno chiudere sono a Rockhampton, Townsville, Southport e Newcastle, alcune di esse sono le uniche strutture private che forniscono aborti chirurgici in quell'area. Secondo il ‘The Guardian’ sono stati i problemi finanziari la causa che ha portato alla decisione. E’ molto probabile che dopo la chiusura delle cliniche private, saranno le strutture cliniche pubbliche a portare avanti l’aborto, come chiesto dalle stesse organizzazioni abortiste che con Daile Kelleher, l'amministratore delegato di Children by Choice, ha invocato l’impegno del governo del Queensland per garantire "l'aborto, che è assistenza sanitaria".

Jamal Hakim, l'amministratore delegato di Marie Stopes Australia, ha assicurato che l’impegno del governo del Queensland sarà positivo, mentre i colloqui con il governo del  Nuovo Galles del Sud sono stati "terribili" e non è stato assicurtoa l’impegno per l’aborto negli ospedali pubblici. Entrambi gli stati australiani, Queensland e il Nuovo Galles del Sud, hanno solo recentemente decriminalizzato l'aborto. Nel 2018, con la nuova legge, nel Queensland l'aborto legale è libero fino a 22 settimane, ma anche oltre le 22 settimane di gestazione con una semplice approvazione dei medici. Nello stato del Nuovo Galles del Sud la legge che liberalizza l’aborto è stata approvata nel 2019, ha le stesse caratteristiche di quella del Queensland, con la differenza che oltre le 22 settimane sono necessari due pareri medici e non uno solo per abortire. Inutile sottolineare che, se da un lato è un sollievo sapere che Marie Stopes vive un periodo di crisi economica, dall’altro preoccupa che in entrambi gli stati australiani ora dovranno essere solo gli ospedali pubblici a potenziare i propri servizi abortivi. L’opinione pubblica australiana sta aprendo gli occhi contro la barbarie degli aborti oltre le 22 settimane e un’indagine sociologica del 2018 dimostra che il 76% dei cittadini si oppone all'aborto oltre le 23 settimane e crede che un bambino di 23 settimane sia una persona con diritti, mentre più della metà dei cittadini intervistati si oppone all’aborto per qualsiasi motivo fino a 22 settimane e tre quarti degli intervistati credono che l'aborto danneggi la salute della donna.

Prendiamo per buona la ragione economica per la chiusura delle cliniche abortive in Australia e plaudiamo alle tantissime organizzazioni pro life che passo dopo passo stanno diffondendo la verità sulla vita umana (dal concepimento) tra i cittadini. Questo clima pro life, ci piace pensarlo, è la vera causa dei diminuiti introiti e quindi degli aborti.

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