18/06/2021 di Luca Volontè

DAL MONDO – Il clima di terrore Lgbt che regna all’Università di Edimburgo. Toccherà anche a noi?

L’ex Rettore dell'Università di Edimburgo ha detto di aver temuto per la propria sicurezza nel campus dopo che gli studenti l'hanno falsamente accusata di transfobia. Ann Henderson, il cui mandato triennale come rettore è terminato a febbraio 2021, ha detto di essere stata sottoposta a una campagna prolungata di invettive e tentativi di metterla a tacere, solo per aver chiesto un dibattito ragionato e pacato sulle riforme che si vorrebbero introdurre a favore del transgenderismo.

Ann Henderson, come detto, è stata rettore dell'Università di Edimburgo tra febbraio 2018 e febbraio 2021, il secondo Rettore donna in 159 anni. Durante il suo mandato ha subito ripetute accuse pubbliche di transfobia da parte dell'Associazione degli studenti dell'Università di Edimburgo e del suo giornale affiliato, “The Student”. Il clima di terrore è tale che persino il Preside della Università, il professor Peter Mathieson, ha continuamente rifiutato di intervenire a favore dell’ex Rettore.

"C'è stato un costo personale significativo, con tempo libero dal lavoro, notti insonni e temendo per la mia sicurezza fisica intorno alle sedi degli studenti del campus. A volte ho considerato di dimettermi", ha detto la Handerson al Times.

Non solo, la stessa Henderson sarebbe stata contattata da moltissimi professori, membri del personale amministrativo e studenti che, avendo preso posizioni simili, sarebbero stati intimiditi e messi a tacere nelle loro classi e nei loro uffici.  

All'inizio di quest'anno, inoltre, il collettivo femminista ‘ForWomenScot’  aveva protestato con forza contro la politica universitaria che in vari modi disprezzava le figure femminili, in particolare permettendo l’uso dei bagni femminili alle persone transgender e bollavano ogni giusta denuncia femminista come ‘bigotta’ e ‘conservatrice’. Anche recentemente, un’associazione degli studenti dell'Università di Edimburgo ha finanziato e distribuito oggetti "gender-empowering" per gli studenti, tra cui raccoglitori a forma di seno, seni protesici, biancheria intima a compressione che nasconde i genitali maschili e "packers" per fingere di avere il pene.

A questa ennesima provocazione le femministe hanno reagito con fermezza: “Siamo inorridite, la compressione del seno è una pratica pericolosa e regressiva che distrugge il tessuto sano e causa problemi di respirazione e danni alla cassa toracica. Limita la capacità delle giovani donne di partecipare alle normali attività e se fatto per lunghi periodi causerà danni permanenti. Nega ancora una volta la dignità delle donne e la loro identità femminile".

Questo è il clima che si respira nell’Università di Edimburgo, capitale della Scozia, nazione che rappresenta l’avanguardia della concreta applicazione della ideologia LGBTI e del novello dogma transgender. Qui professori, impiegati, studenti e luminari, specialmente se donne, sono costretti in recinti con limitati diritti di parola, manifestazione del pensiero  identità. Il modello di omologazione umana scozzese, toccherà anche noi?  

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