25/02/2021 di Luca Volontè

DAL MONDO - Abortisti minacciano la "regola del consenso" internazionale

Lo scorso 17 Febbraio, durante la 59° Sessione della Commissione ONU per lo Sviluppo Sociale, è esplosa una bomba diplomatica che potrebbe cambiare una delle regole storiche delle Nazioni Unite: la regola del consenso. I negoziati dell'ONU giungono ad un accordo attraverso il consenso piuttosto che il voto. Questa regola permette ancora ad un gruppo relativamente piccolo di paesi di bloccare e mitigare le decisioni prese da coalizioni di paesi più importanti, almeno sino ad oggi.

Stanno crescendo le pressioni dei paesi ‘progressisti’ affinchè i voti a maggioranza possano sostituire gli accordi consensuali. I paesi promotori di aborto e diritti LGBTI sono sempre più frustrati dal fatto che, a causa di mancanza di consenso, si siano bloccate le decisioni a favore della diffusione di aborto e dottrine LGBTI.  Ultimo esempio è stato il mancato accordo in Commissione per lo sviluppo sociale dell’ONU nei giorni scorsi e le probabili resistenze che verranno ribadite nel prossimo aprile. La riunione annuale della Commissione, composta da 46 membri, è stata da sempre l’occasione di scontri tra molti e diversi paesi su aborto,  orientamento sessuale e identità di genere, negli ultimi tre anni non si è mai riusciti a raggiungere un accordo su un testo condiviso che includesse questi argomenti.  Le regole scritte e non scritte della diplomazia internazionale richiedono l'adozione di accordi diplomatici sulla base del consenso unanime, una regola d’oro, che prevede che gli accordi vengano adottati senza votazione e senza obiezioni.

La semplice minaccia di chiedere una votazione e di vanificare il consenso, è sufficiente per impedire l'adozione di un testo. Molti dei diplomatici che preparano la prossima sessione della Commissione hanno chiesto suggerimenti su come migliorare i metodi di lavoro ed in particolare, se la Commissione dovesse abbandonare l'adozione di documenti per consenso. I paesi socialmente ‘’conservatori’ sostengono il non consenso su questioni controverse, non dipende dalle procedure ONU consolidate, ma all'inflessibilità dei paesi progressisti che promuovono l'aborto e le questioni LGBT e non accettano compromessi.  Gli Stati Uniti hanno suggerito che la Commissione si attenga all'adozione basata sul consenso. Hanno esortato la commissione ad evitare "il linguaggio su questioni delicate su cui il consenso non è stato possibile negli anni precedenti" e ad includere "sempre" una "clausola di sovranità" per salvaguardare le prerogative nazionali. Proprio l'esclusione della clausola di sovranità è stato il fattore principale che ha causato la mancanza di consenso sui documenti della Commissione negli ultimi anni.

La Federazione Russa ha ribadito recentemente che il mancato raggiungimento del consenso è colpa dei  "persistenti tentativi di una parte dei membri della Commissione di includere nelle bozze di risoluzione termini/concetti che non sono in linea con i precedenti accordi dell'ONU e che si allontanano da essi". Tra questi concetti troviamo proprio i "diritti sessuali" ed i "diritti LGBT". I paesi progressisti la pensano all’opposto. L'Olanda, una delle principali nazioni progressiste, ha suggerito che "la Commissione dovrebbe considerare il voto come un modo per non bloccare le discussioni e il progresso". La Danimarca ha analogamente chiesto ai diplomatici di "essere aperti a considerare metodi alternativi di adozione quando si agisce, incluso il voto". Il Canada ha suggerito "la Commissione di votare su paragrafi selezionati senza richiedere un voto sulla risoluzione nel suo complesso". Questo potrebbe garantire che il linguaggio controverso entri negli accordi della Commissione, ma si mantenga anche una parvenza di consenso. A dar man forte a questi tentativi di distruggere la regola ‘doro del consenso internazionale, l’ International Planned Parenthood Federation ha invitato la Commissione ad abbandonare il consenso e respinto ogni proposta che chiedeva di abbandonare ogni questione controversa, sulla quale non ci fosse il consenso unanime.

L’IPPF è da considerarsi alla stregua di un grande paese all’interno della Commissione ONU, infatti non solo partecipa ai lavori dell’assise ma le stesse politiche adotatte dalla Commissione promuovono il sostegno politico e finanziario agli affiliati dell'IPPF in tutto il mondo , purchè forniscano aborto, contraccezione, educazione sessuale completa. Il dado è tratto, non siamo ancora alla battaglia finale ma certo, aver messo in discussione una delle regola fondamentali delle Nazioni Unite, segna l’inizio di una offensiva senza precedenti, i cui esiti rimangono molto incerti.

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