17/01/2022 di Luca Marcolivio

DAD. Sottosegretario Sasso: «Le lezioni in presenza sono insostituibili»

È stato un esperimento che, come tale, si prestava a una serie di rischi. Da ora in poi, il sistema scolastico italiano ricorrerà alla didattica a distanza solo a specifiche condizioni e in stato di reale emergenza. Per Pro       Vita & Famiglia, invece – come richiesto da una petizione ad hoc – i paletti dovrebbero essere ancora più stringenti e prevedere la Dad solo per i casi positivi. Ai nostri microfoni il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, ha fatto il punto sullo stato delle cose.

 

Onorevole Sasso, sono trascorsi quasi due anni dalla prima sperimentazione in massa della didattica a distanza. Qual è il bilancio generale che se ne può trarre?

«La didattica a distanza si è rivelata uno strumento utile a fronteggiare le fasi più complicate della pandemia, i momenti di vera emergenza. Alcuni suoi aspetti possono integrare e arricchire la didattica tradizionale, ma non la possono sostituire integralmente. Questo sia perché molti insegnanti non possiedono le necessarie competenze sia in quanto gli studenti hanno un bisogno fondamentale dell’interazione fisica, diretta con il docente e con i compagni di classe. Ci sono delle dinamiche della vita reale che per fortuna non possono essere riprodotte da un pc o da un tablet. I nostri ragazzi sono già troppo esposti alla tossicità digitale».

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È d’accordo sul fatto che questo metodo, come affermano molti, abbia procurato danni seri – sul piano psicologico o anche delle disuguaglianze sociali – alla popolazione studentesca?

«Abbiamo dati preoccupanti sull’aumento del disagio giovanile, degli episodi di autolesionismo, dei ricoveri per problematiche neuropsichiatriche. Questo è un fatto che deve scuotere le coscienze di tutti e deve metterci in guardia dall’approcciare in modo superficiale certe tematiche. Ci sono poi le differenze tra i vari territori del Paese nell’erogazione dei servizi, per quanto riguarda, ad esempio, le connessioni internet: indubbiamente alcune realtà sono più svantaggiate e si rischia di acuire fenomeni drammatici come la dispersione scolastica. C’è però un dato positivo appena pubblicato dall’Istat: lo scorso anno scolastico è stata di fatto azzerata la quota di ragazzi disabili che non hanno potuto seguire le lezioni a distanza. Questo perché le scuole, anche grazie ai fondi messi a disposizione dal ministero dell’Istruzione, hanno operato una distribuzione capillare di dispositivi informatici a chi ne faceva richiesta. L’anno precedente quasi un ragazzo su quattro non aveva potuto seguire le lezioni da remoto».

La situazione attuale dei contagi costringerà il governo a un ricorso – seppur minimo – alla DAD o pensa siano possibili soluzioni alternative?

«Per evitare che le Regioni procedano in ordine sparso, come purtroppo accaduto in passato, abbiamo varato delle norme puntuali per il ricorso alla didattica a distanza. Di fatto lo si può fare in territori circoscritti e solo in presenza di situazioni davvero complicate sotto il profilo dei contagi. L’impugnazione dell’ordinanza della Campania, che violava tale dettato, è stata esemplificativa della volontà del Governo di proseguire l’anno scolastico in presenza».

Pro Vita & Famiglia suggerisce il ricorso alla DAD solo per gli studenti positivi o comunque malati: secondo lei sarebbe un approccio praticabile?

«Premesso che il ministero dell’Istruzione è ovviamente tenuto a seguire le prescrizioni delle autorità sanitarie, per gli insegnanti risulta molto complesso avere una classe divisa in due, parte in presenza e parte a casa, e portare avanti la doppia didattica contemporaneamente. A mio avviso le linee guida aggiornate su quarantene e Dad sono un buon compromesso, ma è chiaro che siamo pronti a operare i necessari aggiustamenti a seconda dell’evoluzione della pandemia».

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