06/03/2020

Da Yale a Oxford, fuori Virgilio e Omero dall’università in nome della “diversity”

Il delirio cominciò nel 1987, quando l’Università di Stanford pensò di escludere dai programmi Dante, Omero, Platone, Aristotele, Shakespeare e altri grandi autori della letteratura occidentale per una motivazione a dir poco “oscurantista” ovvero, a detta dei professori che stabilivano i piani di studio, quei classici erano “razzisti, sessisti, reazionari” e andavano compensati con lo studio di autori che, al di là del loro talento e del loro peso nel panorama della letteratura mondiale, fossero, a tutti i costi, rappresentanti delle “minoranze”.

Ma non finisce qui, perché cinque anni fa, il comitato che si occupa di vigilare sul multiculturalismo (una sorta di polizia del pensiero “politicamente corretto”?) della Columbia University ha chiesto di introdurre la lettura delle Metamorfosi di Ovidio con un “trigger warning”, una sorta di avvertimento agli studenti (come se si trattasse di una lettura vietata ai minori!) perché il testo di Ovidio, udite udite, “contiene materiale offensivo e violento che marginalizza le identità degli studenti nella classe”.

Una sorta di effetto domino che ha coinvolto anche la Yale University che ha pensato bene di eliminare il suo celebre corso di “Introduzione alla Storia dell’arte, dal Rinascimento a oggi”, rinomato in tutte le università americane, annullato per motivi davvero poco “accademici”: troppo bianco, troppo europeo, troppo maschile, troppo “problematico”, così lo ha definito Tim Barringer, presidente del dipartimento di Storia dell’arte, che ha avanzato la pretesa di una non ben definita prospettiva “globale” nell’arte che entri in relazione con  “ genere, classe e razza” degli artisti (parole che dicono tutto e niente).

Ma ultimamente è toccato persino all’università di Oxford questo delirio pseudoculturale: l’idea è quella di ripensare niente di meno che lo studio dell’Iliade e dell’Odissea di Omero e dell’Eneide di Virgilio, uno dei corsi più antichi dell’Università, che ha avuto allievi celeberrimi come Oscar Wilde e C. S. Lewis. In che modo? Rendendo lo studio dei classici greci non obbligatorio. Tuttavia gli studenti (che sembrano avere più sale in zucca dei loro rettori) hanno organizzato una petizione di protesta per poter continuare a studiare, com’è loro diritto, Omero e Virgilio. Oxford aveva già aderito alla campagna dal nome singolare “Perché il mio curriculum è bianco? secondo cui  “L’educazione che riceviamo è stata ampiamente modellata dal colonialismo e pone scrittori e pensatori bianchi eurocentrici al di sopra degli altri senza molta preoccupazione”.

Una campagna che ha esercitato un condizionamento tale che Oxford ha dovuto introdurre un esame obbligatorio sulla storia africana, mediorientale, indiana e asiatica. Verrebbe da chiedersi se effettivamente esista un letterato dal valore universalmente riconosciuto in una di queste culture, al punto da essere inserito nel corso accademico di una delle università più prestigiose in Europa e forse nel mondo, ma è una domanda che, di questi tempi, evidentemente non è lecito porsi, pena essere etichettati come razzisti, “eurocentrici” e xenofobi, semplicemente perché non si partecipa a questa folle celebrazione della “diversity”.

 

di Manuela Antonacci

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