13/07/2015

Crisi demografica in Europa? Voluta e calcolata

La mentalità neo-maltusiana diffusa da decenni in Occidente comincia a dare i suoi frutti amari, in termini di crisi demografica e invecchiamento della popolazione.

L’Italia, l’Europa, il Giappone e stanno invecchiando inesorabilmente.

Come abbiamo riportato tempo fa, siamo condannati alla “morte demografica” da quando abbiamo imparato a controllare artificialmente e a contrastare il più elementare degli istinti di sopravvivenza: fare dei figli.

Tempo fa anche l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, in un saggio intitolato “Sviluppo e declino demografico in Europa e nel mondo” (edizioni Marietti), notava che la popolazione italiana è la più invecchiata del mondo, ai livelli molto preoccupanti raggiunti da quella giapponese, ma che nel giro di qualche generazione tutte le popolazioni europee sono condannate a una sorta di “eutanasia sociale”.

Il tasso di fertilità necessario per mantenere invariato il numero di abitanti è di 2,1 figli per donna. Negli anni ’60 tutti i paesi europei si attestavano su medie superiori a 2. Oggi siamo tutti intorno all’1. Economisti come Gotti Tedeschi, saggi come “The empty Cradle” di Philip Longman e “Fewer” di Ben J. Wattenberg, hanno ben descritto le tragiche conseguenze di questo declino in termini di crisi economica.

Bludental“La riduzione del capitale umano” comporta riduzione della produttività, collasso del sistema pensionistico, minore capacità di assistere la sempre più numerosa popolazione anziana.

Una popolazione più anziana possiede minori capacità innovative e imprenditoriali, ed è quindi meno in grado di stimolare adeguatamente lo sviluppo dell’economia nazionale. Inoltre gli Stati costringono i giovani a pagare tasse più alte per mantenere la popolazione anziana creando ulteriori difficoltà per le nuove generazioni a mettere su famiglia.

Il ristagno economico e l’invecchiamento della società formano un circolo vizioso che il saggista americano Eric Cohen chiama “la via dell’estinzione”.

In Italia il numero di nascite è stato soverchiato dal numero di morti ogni anno dal 1994. Poi, purtroppo, abbiamo recentemente conquistato un triste primato in quanto abbiamo raggiunto il “punto di non ritorno”: il numero di persone sopra i sessant’anni supera quello di coloro che sono sotto i venti.

Secondo le proiezioni demografiche, è altamente improbabile che questa proporzione sia ribaltata. I bambini stanno scomparendo dall’Italia. Secondo la Population Division delle Nazioni Unite, nel 2050 saranno appena il 2,8 per cento della popolazione italiana.

L’ideologia neo – maltusiana qui da noi, evidentemente, ha avuto un’efficacia più distruttiva che altrove e si è affermata prepotentemente a livello culturale. E dove si annidi il pensiero denatalista (in seno alle potenti lobby finanziarie internazionali e alle organizzazioni “umanitarie”) l’abbiamo più volte ricordato.

Da ultimo, Rino Cammilleri, sulla Nuova Bussola Quotidiana, ricorda quanto le organizzazioni internazionali che promuovono la c.d. “salute riproduttiva” siano ispirate al neo-maltusianesimo degli Stati Uniti.

Pochi conoscono il rapporto di Henry Kissinger del 1974, rimasto per molto tempo secretato: “Per mantenere la loro potenza nel mondo gli Stati Uniti dovevano impedire la crescita demografica negli altri Paesi e quindi finanziare la contraccezione e l’aborto all’estero. E questo è quello che è accaduto”.

The Kissinger Report si chiama per l’esattezza NSSM 200, cioè «National Security Study Memorandum 200 Implications of Worldwide Population Growth for U.S. Security and Oversea». Per chi non conosce l’inglese: «Implicazioni della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza degli Stati Uniti (e i loro interessi) oltremare». Tutto cominciò quando imperversava quello che l’economista e demografo Colin Clark chiamò in un suo famoso libro (edito da Ares) «il mito dell’esplosione demografica», la cui «bomba» era stata lanciata in quel torno di tempo dal ben più famoso Club di Roma.

Nell’agosto del 1974 si tenne a Bucarest un vertice mondiale sulla popolazione organizzato dall’Onu. Qui la delegazione statunitense venne praticamente sconfitta quando molti Paesi meno sviluppati si resero conto che la “crescita demografica” da “ridurre” era la loro”. ...

“Il Consiglio di Sicurezza Usa, che da Kissinger (nella foto con Nelson Rockefeller, vice presidente USA nel 1975) dipendeva, si mise al lavoro in sordina e nel dicembre dello stesso anno produsse l’NSSM 200, documento segreto che si desecretò automaticamente nel 1989. Nixon era, come tutti a quel tempo, seriamente preoccupato per la “bomba demografica” e già nel 1972 aveva istituito una commissione di studio affidandola a John Rockefeller. Ma quando sul suo tavolo si vide arrivare i “suggerimenti” per ovviare al problema, da buon repubblicano buttò tutto nel cestino.

Nixon, com’è noto, dovette di lì a poco dare le dimissioni in seguito allo scandalo Watergate e il 16 ottobre 1975 il Rapporto Kissinger finì sul tavolo di Gerald Ford. Un passaggio del Rapporto recita: «I Paesi che lavorano per colpire i livelli di fertilità dovrebbero avere la priorità nei programmi di sviluppo e nelle strategie sulla salute e l’educazione che hanno un effetto decisivo sulla fertilità. La cooperazione internazionale dovrebbe dare la priorità all’assistenza di questo genere di sforzi nazionali».

Da allora il neomaltusianismo ha continuato la sua indefessa e miliardaria propaganda.

“Che poi abbia convinto i popoli sviluppati e molto meno gli altri fa parte della sterminata collezione di boomerang che gli apprendisti stregoni hanno nella loro panoplia. L’ingegneria sociale apre sempre vasi di pandora e crea guai molto più estesi di quelli che voleva evitare”.

Francesca Romana Poleggi

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