10/11/2020 di Manuela Antonacci

Corsi per giornalisti sul politicamente corretto: la rieducazione passa per migranti e Lgbt

Nonostante l’emergenza pandemia in corso, il governo continua a stanziare fondi per cause che nulla hanno a che fare con i due settori più colpiti dal contagio: la salute e l’economia.

Se per il ddl Zan e i corsi gender nelle scuole sarebbe previsto uno stanziamento di 4 milioni di euro, invece, per quella che è considerata l’ultima importante priorità del momento, ovvero la vera e propria “rieducazione linguistica” dei giornalisti in tema di diritti Lgbt ed immigrazione, il governo ha deciso di stanziare 78.000 euro.

L’iniziativa – come riporta Il Giornale - è partita dal dipartimento delle Pari Opportunità di Palazzo Chigi che ha deciso di finanziare una serie di corsi dedicati al lessico "politicamente corretto" in tema di immigrazione e mondo Lgbt. Si prevede la partecipazione di almeno 500 giornalisti. In teoria lo scopo dei corsi sarebbe quello di evitare espressioni che possano essere percepite come offensive o addirittura “divisive” (e qui si potrebbe aprire una lunga parentesi: si sta chiedendo forse di allinearsi ad una sola scuola di pensiero?) quando si parla di migranti e mondo gay.

Ma l’aspetto più curioso della vicenda è che ad occuparsi in un recente passato (e nulla ci vieta di pensare anche, in un prossimo futuro) di corsi simili, non sono stati esperti di comunicazione o giornalisti di grido ma, come riporta Il Tempo, l’associazione Gaynet, incaricata di questo onore, lo scorso 5 ottobre, direttamente dal Dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio. Lo scopo dell’ultimo corso è stato quello di insegnare ad affrontare nel modo “giusto” (ideologico? Politicamente corretto?) l’argomento “discriminazione”.

Ma non solo, sarebbe poi seguito a ruota, un altro seminario intitolato "Informazione e persone Lgbt", il cui scopo sarebbe stato quello di insegnare ai partecipanti ad apprendere il lessico legato al mondo omosessuale. Addirittura, i formatori si sarebbero premurati di svelare ai professionisti i trucchi per non cadere in "stereotipi e pregiudizi".

E non finisce qui perché, sempre col succitato budget, il Dipartimento alle Pari Opportunità, avrebbe promosso l’organizzazione di due eventi legati al mondo Lgbt e che rientreranno nella decima edizione di Divergenti, una rassegna sul cinema trans (di cui effettivamente sentivamo la mancanza) che sarebbe dovuta iniziare a metà novembre a Bologna.

 Non parliamo poi dei convegni, veri e propria ciliegina sulla torta di questo processo di “rieducazione mediatica”, per i quali sono previsti 9 mila euro e nei quali si tratterà di un aspetto davvero “essenziale” del tema dell’immigrazione ovvero il "transessualismo nei processi migratori". All’interno dei 78.000  euro stanziati dal governo, rientra, inoltre, un corso organizzato dall’associazione Carta di Roma, creata nel 2011 per vigilare sul “codice ontologico” approvato nel 2008 dalle più importanti associazioni di stampa italiane al fine di ottenere e creare "un’informazione equilibrata ed esaustiva su richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti".

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