18/12/2019

Convenzione di Istanbul. Tovaglieri (Lega): «L’identità di genere è una costruzione sociale, ci batteremo all’Europarlamento»

Ha fatto molto scalpore, nelle scorse settimane, l’adesione dell’Unione europea alla convenzione di Istanbul e ad altre misure per combattere la violenza di genere, votata nella sessione plenaria di Strasburgo di novembre.

Il Parlamento ha adottato tale risoluzione - non vincolante - in occasione della commemorazione del 25 novembre della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne occorsa, tema particolarmente importante soprattutto in considerazione degli ancora numerosi fenomeni di violenza a cui sono sottoposte le donne non solo in Europa, ma anche nel resto del mondo.

In tale occasione, la maggioranza dei gruppi del Parlamento europeo ha deciso di discutere anche il tema della Convenzione di Istanbul, che affronta principalmente l'eliminazione delle violenze contro le donne e che fu già ratificata in Italia nel 2013 in Italia con voto all'unanimità sia della Camera che del Senato.

Tuttavia, il testo della risoluzione comune posta in votazione non includeva alcune critiche sostenute da alcuni gruppi parlamentari, tra i quali quello a cui appartiene Lega. Per questo motivo, infatti, il gruppo Identità e Democrazia ha anche presentato una risoluzione alternativa (B9-0226/2019 consultabile al seguente link: http://www.europarl.europa.eu/doceo/document/B-9-2019-0226_EN.html).

Ciò che emerge da tale risoluzione alternativa è la ferma critica alla «definizione di "genere" di cui all'articolo 3 della Convenzione e il richiamo al rispetto delle sovranità degli Stati e delle competenze dell'Unione». Sulla questione Pro Vita & Famiglia ha intervistato l’europarlamentare della Lega Isabella Tovaglieri.

 

Lei ha detto che come gruppo avete mosso alcune critiche alla Convezione di Istanbul, quali sono queste critiche?

«Noi europarlamentari della Lega, presentando la nostra risoluzione, coerenti con quanto sosteniamo da sempre, abbiamo criticato con forza e determinazione l’inserimento del concetto di “identità di genere” nella Convenzione di Istanbul. Purtroppo, le nostre osservazioni non sono state tenute in considerazione e non sono state riportate nel testo comune sottoposto in seguito al voto dell’Aula. Nonostante questo, abbiamo scelto di sostenere in linea generale la lotta alla violenza contro le donne, in quanto battaglia di civiltà improrogabile e non negoziabile, considerati i gravissimi abusi perpetrati ancora oggi in ogni parte del mondo: uccisioni, violenze sessuali, matrimoni precoci, mutilazioni genitali e altre inaccettabili forme di abusi fisici e psicologici»

Come Gruppo Identità e Democrazia avete presentato una vostra risoluzione alternativa (B9-0226/2019), dove criticare soprattutto la definizione di “genere”. Perché e come la criticate?

«Nella nostra risoluzione alternativa definivamo l’identità di genere come una “costruzione sociale” non sostenuta da una diretta “relazione con la biologia” e per questo sollecitavamo gli Stati membri a rigettare questo concetto. Purtroppo però la nostra posizione non è stata posta in votazione. Continueremo a lottare per difendere queste posizioni. Riteniamo che ciascuno possa vivere liberamente la propria sessualità, ma senza imporre nuovi modelli sociali a cui si pretende siano accompagnati nuovi diritti».

Quello che è contenuto nella Risoluzione che alla fine è stata votata potrebbe aprire a strade verso la teoria gender. Cosa farete, come gruppo, per contrastare tale rischio?

«La risoluzione approvata va innanzitutto nella direzione della lotta agli abusi sulle donne. Al fine di evitare eventuali interpretazioni errate o strumentalizzazioni, va ricordato che si tratta di un provvedimento che delinea un quadro di indirizzo generale e non ipoteca le future decisioni del Parlamento Europeo su singoli temi, sui quali volta per volta daremo battaglia per difendere i nostri principi: continueremo a contrastare ogni proposta normativa o atto teso a diffondere l’indottrinamento “gender”, come del resto abbiamo fatto fino a oggi».

 

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