12/02/2020

Colombia, vescovi sull’aborto di Juan Sebastián: «una gravissima ferita per la società»

Il caso di Juan Sebastián, un bambino che al settimo mese di gestazione è stato abortito contro la volontà del suo papà, sta facendo discutere in Colombia, spiega un articolo di Vatican News.

Così, il tema dell’aborto torna nuovamente al centro di numerosi dibattiti, dopo il sacrificio di questo piccolo, abortito dalla madre per «ragioni psicologiche, problemi economici e difficoltà affettive».

Dove sono i diritti del bambino? E quelli del padre? Qualcuno ha proposto alla donna la possibilità di dare il figlio in adozione? Qualcuno l’ha informata sui rischi dell’aborto alla salute femminile? Qualcuno le ha offerto sostegno economico? Queste sono le tante domande su cui si può riflettere.

La Conferenza episcopale colombiana, in una nota, ha espresso la sua perplessità per il fatto che le istituzioni non abbiano preso in considerazione i diritti di un padre che «con insistenza e tenacia, lotta per la vita per figlio», affermando che «Sono stati superati i limiti di ogni logica».

Ma la vicenda non è tragica solo perché il bambino era sano e già al settimo mese di gestazione. Un bambino è tale sin dal concepimento e, sano o malato che sia, ha diritto a vivere. Certi di questo, i vescovi colombiani hanno scritto: «Riaffermiamo che la vita è sacra […] che l’aborto è un’ingiustizia che grida al cielo e una gravissima ferita per la società e che non è possibile costruire la pace mettendo in atto questa pena di morte contro i più piccoli ed indifesi».

In linea con Papa Francesco, che ha recentemente affermato che «una società merita la qualifica di ‘civile’ […] se riconosce il valore intangibile della vita umana», i vescovi esortano «pronunciamenti pubblici in favore ed in difesa della vita di tutti, specialmente dei minori e più vulnerabili» e promuovono «Giornate di preghiera per le vittime di aborto, perché in Colombia si ponga fine ad ogni attentato contro il diritto fondamentale alla vita».

 

di Luca Scalise

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