07/05/2020 di Manuela Antonacci

Citizen Go contro Disney+ “gayfriendly”. Ma la piattaforma rincara la dose

Non si arrendono neanche di fronte all’evidenza! Di cosa stiamo parlando? Della sorprendente risposta della Disney alle richieste della Direttrice delle Campagne di CitizenGo del Regno Unito, Caroline Farrow che, durante un’assemblea degli azionisti Disney, dell’11 marzo 2020, ha presentato al Ceo Bob Chapek ben 700.000 firme di cittadini comuni, con cui veniva chiesto alla sua casa cinematografica di riconsiderare il modo in cui viene promossa la propaganda LGBT attraverso i suoi prodotti, ma anche attraverso dei parchi a tema “gay friendly”, che sono arrivati ad ospitare il Gay Pride.

Oltretutto CitizenGo ha fatto sentire la sua voce anche tramite un’appassionata protesta, organizzata fuori dall’edificio dove stava avendo luogo l’incontro annuale degli azionisti.

La Farrow ha sottolineato, nel suo coraggioso appello a Chapek, come la Disney da sempre abbia rappresentato per le famiglie, una garanzia per l’innocenza dei contenuti dei suoi cartoni animati e che molte delle persone che hanno firmato la petizione siano cresciute con i suoi cartoni e i suoi film.  Ha invitato, inoltre, Chapek a riflettere e a rivedere la sua politica perché tantissime famiglie vorrebbero tornare a dare fiducia alla Disney ma ora come ora diventa impossibile. La Farrow ha anche fatto notare al Ceo il calo, in borsa, dell’azienda del 20%, un segnale importante di come questa filosofia di marketing non risulti, dati alla mano, concretamente vincente.

La risposta di Chapek è stata sorprendente, neanche di fronte all’evidenza, il Ceo ha accettato di prendere in considerazione le parole della Farrow, rispondendole piuttosto che il calo del 20% in borsa, sia stato dovuto alla pandemia, piuttosto che ai loro prodotti ideologicamente in linea con la comunità LGBT e che, non solo non rivedrà il contenuto di certi messaggi ma che, sempre di più, andrà incontro alle esigenze di questo ristretto gruppo di persone.

Eppure i fatti danno torto a Chapek, pensiamo al cartone animato Onward, il primo in cui la Disney ha introdotto un personaggio LGBT, che è stato considerato il peggior fallimento, in termini di introiti, della storia dei cartoni animati Disney, peraltro bannato in ben 4 paesi. Gli analisti che hanno denunciato l’insuccesso, non hanno nemmeno potuto attribuire il flop al coronavirus, perché, al contrario di quanto affermato da Chapek, i film proiettati nello stesso periodo di Onward hanno riscontrato, invece, un buon successo. Insomma le famiglie di tutto il mondo stanno dimostrando che non hanno nessuno voglia né intenzione di essere imbevute di contenuti ideologici e politici ma chiedono solo di poter far sognare i propri figli con le magiche storie che, quella che un tempo era considerata la casa cinematografica delle famiglie per eccellenza, produceva per i propri bambini.

E anche in Italia alcuni cittadini cominciano a ribellarsi con gesti concreti: la giornalista Costanza Miriano ha comunicato sul suo profilo Facebook, di aver disdetto il suo abbonamento al canale Disney+, specificando, nella causale, di non essere d’accordo con la campagna di indottrinamento portata avanti dalla casa cinematografica. E noi siamo certi che questo ostinato atteggiamento di prostrazione nei confronti di certi diktat, porterà la Disney ad un graduale e forte calo dei suoi profitti, con la speranza che laddove non può la coscienza, possa almeno, il dio denaro.

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