24/01/2024

Caso Careggi su disforia di genere. Pro Vita & Famiglia lo aveva denunciato già 11 anni fa

Ben 11 anni fa. La data è quella di ottobre 2013, quando per la prima volta - in tempi praticamente non sospetti - Pro Vita & Famiglia denunciava ambiguità e proposte choc da parte dell’Ospedale Careggi di Firenze sul tema della disforia di genere e sui conseguenti trattamenti per i bambini.

Ospedale che, come sappiamo, è in questi giorni al centro di pesanti polemiche - e di un’inchiesta ministeriale - proprio sugli iter e sui trattamenti portati avanti sui minori. L’accusa che incombe sul Careggi - da confermare - è quella di non aver rispettato tutti i criteri e i paletti previsti per i percorsi di transizione di genere dei bambini e in particolare sull’uso e sulla somministrazione del farmaco triptorelina. I dubbi sono relativi al fatto che sia stata utilizzata senza prima passare dall’obbligatoria assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica che non sia stata risolutiva.

Ecco di seguito, invece, cosa denunciavamo 11 anni fa sull’Ospedale Careggi.




Bloccare la pubertà inadeguata. Con queste parole il professore Mario Maggio, direttore del reparto di Medicina della sessualità e andrologia di Careggi a Firenze, ha spiegato le sue intenzioni di affrontare il disturbo dell’identità di genere (GID), quello che tecnicamente viene anche definita “disforia di genere”. Tale disturbo consiste nell’identificazione da parte del soggetto coinvolto nel sesso opposto a quello attribuito biologicamente, il sentirsi donna in un corpo da uomo e viceversa.

La “disforia di genere” può essere diagnosticata fin dall’infanzia e proprio in tale ottica, come scrive il “Corriere Fiorentino” del 22 ottobre  il reparto di Medicina della sessualità e andrologia dell’Ospedale di Careggi ha avanzato la sua scioccante proposta chiedendo “il via libera alla Regione di diagnosticare il disturbo sui bimbi. Solo così, nel caso venga diagnosticato, si potrebbe bloccare la pubertà ed evitare il ricorso a un intervento di chirurgia plastica nel futuro”.

Il professore Mario Maggio, ha sottolineato sempre al “Corriere Fiorentino” come ad oggi «questa diagnosi può essere fatta solo in età maggiore, nonostante il disturbo si manifesti già in età infantile». Per capire se vi siano o meno tendenze che manifestino tale disturbo il professore Maggio afferma: «nei bimbi si tratta di capire se giocano ad esempio con le bambole o indossano i vestiti della sorella». Una volta, dunque, diagnosticato il disturbo dell’identità di genere nel bambino la terapia medica proposta si pone l’obiettivo di fermare la crescita prima dello sviluppo di tutti gli organi sessuali. In tal senso il professore aggiunge: «Ci sono farmaci che bloccano la pubertà precoce e abbiamo chiesto di estenderli anche sulla pubertà inadeguata, in modo da indirizzare subito la pubertà verso il sesso che veramente sente il paziente».

La proposta rivolta al Consiglio sanitario regionale, ha sollevato prevedibili polemiche, prime fra tutte, proprio da parte dei destinatari come scrive “La Nazione” di Firenze riportando le parole del consigliere regionale Gian Luca Lazzeri (Più Toscana), membro della IV commissione Sanità: «Una richiesta inquietante sulla quale si allunga l’ombra della manipolazione biologica. Si andrebbe a modificare lo sviluppo fisico dei bimbi, ancora minori ed in piena fase di sviluppo e crescita».

Alla dichiarazione del professore Maggio secondo il quale l’ospedale di Careggi approvando tale proposta si proporrebbe come centro medico all’avanguardia, unico in tutta l’Europa meridionale ad effettuare la diagnosi precoce, il consigliere Lazzeri, in disaccordo, fa notare come essa sia «un merito soltanto presunto che spaventa e che come risultato avrebbe quella di mettere alle calcagna di un bambino un team di professionisti pronti a intervenire sulla sua sessualità. Riteniamo pertanto avventato coinvolgere il Consiglio sanitario regionale in questo momento, essendo necessario un ragionamento più ampio poiché non si tratta di una semplice tecnica medica».

La proposta del professore Maggio, sulla scia del famigerato dott. John Money, di bloccare lo sviluppo puberale dei bambini affetti da disforia di genere al fine di indirizzarli verso il “sesso giusto” costituisce una violenza inaccettabile che spacciata come innovativa soluzione terapeutica aggrava ancor più la situazione aggiungendo ulteriori e irreparabili traumi psicologici a questi poveri bambini trattati come cavie da laboratorio da medici senza coscienza. (L. G.)

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.