06/06/2023 di Luca Marcolivio

Carriera alias in Lombardia. Zamperini (FdI): «In arrivo mozione per fermarla in tutta la Regione»

Sono almeno una trentina le scuole secondarie di secondo grado della Regione Lombardia che, in maniera tutt’altro che regolamentare, hanno adottato la carriera alias per i loro allievi. Una situazione di fronte alla quale, la maggioranza al Consiglio Regionale non riesce più a tacere e ora, per iniziativa del consigliere Giacomo Zamperini (FdI), sta preparando una mozione, con la quale i suddetti istituti scolastici saranno invitati a «disapplicarne il regolamento». Al tempo stesso, sarà chiesto alla giunta Fontana di «intervenire con contro la diffusione nelle scuole della “carriera alias” ed eventuali progetti educativi ad essa connessi, ispirati alla teoria di genere». Raggiunto telefonicamente da Pro Vita & Famiglia, il consigliere Zamperini ha illustrato i termini della questione.

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Giacomo Zamperini, come pensate di intervenire, in prima battuta, nei confronti delle scuole lombarde che hanno adottato la carriera alias?

«Vogliamo cercare di limitare la proliferazione di questa tendenza, innanzitutto, perché non è conforme alla legge. Quindi, concretamente, chiederemo agli istituti che hanno adottato l’alias di rispettare le norme vigenti. La nostra mozione è ancora in forma embrionale ma già ha raccolto il consenso non solo di Fratelli d’Italia ma anche delle altre forze di maggioranza. Nessun istituto, ad oggi, in Lombardia, è mai stato autorizzato a determinare un regolamento di carriera alias, anche perché, oltretutto, questo sistema procura una fatica infinita ai professori, ai dirigenti scolastici e a chiunque lavori a scuola, nella comprensione di come si possa interpretarlo, dal momento in cui, oggi, uno può essere Giacomo, domani Giacoma e dopodomani torna ad essere Giacomo. Noi siamo molto rispettosi delle persone che seguono un percorso di transizione. Nessuna discriminazione va tollerata. Al tempo stesso, però, non si può nemmeno fare confusione e creare un problema, laddove quel problema non c’è. Di fronte al famoso asterisco, provo a mettermi nei panni di un insegnante che ha già mille problemi e che poi dovrà vedersela anche con Giulio che diventa Giulia o viceversa. Ecco, trovo tutto questo sia intollerabile, propagandistico e che nemmeno aiuti realmente coloro che vogliono affrontare un percorso di transizione rispettando le leggi italiane».

Quale sarà la tempistica di voto della vostra mozione?

«Dovrebbe essere calendarizzata per il primo Consiglio di luglio. Abbiamo voluto aspettare la chiusura delle scuole, proprio per dare il tempo al governo regionale – che su questi temi è molto attento – di elaborare una proposta condivisa per settembre. Da parte nostra, c’è la richiesta di un’attenzione nei confronti degli studenti, della loro formazione, della loro crescita. Bisogna fare loro del bene per davvero, questi ragazzi hanno bisogno di certezze, non di insicurezze ulteriori. Penso che la cosa importante sia mandare un messaggio chiaro ai ragazzi che frequentano le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e anche le università: da parte nostra non c’è nessun tipo di discriminazione, ma la lotta alla discriminazione e l’impegno per l’integrazione non può essere confuso con un’incertezza perenne. Pare una barzelletta ma è vero: occupandomi di politica, se domattina decidessi di identificarmi con un genere femminile, potrei pretendere di essere incluso nelle quote rosa, no? Questa cosa ti fa scontrare con la realtà dei fatti, ogni volta che fai politica, che vai a scuola, che fai sport, che frequenti la palestra… Perché mai una donna dovrebbe identificarsi con il genere maschile per partecipare a delle competizioni sportive maschili? Ho avuto modo di parlare con persone che hanno vissuto in America, dove il bagno gender fluid diventa un luogo dove si manifestano problematiche legate alla promiscuità. Questo tema va affrontato. Nessuna discriminazione, sia chiaro. Va contrastata la violenza di genere a qualsiasi livello. L’istituzione scolastica, però, deve applicare la legge. Se poi la legge non piace, provino loro a cambiarla....».

Il centrosinistra in Consiglio regionale che posizioni ha su questi temi? Ritiene sia possibile una convergenza trasversale a favore della vostra mozione?

«C’è già una convergenza bipartisan sull’utero in affitto. Io penso che, su questi temi, se si parla in termini concreti, se si va oltre il tema della discriminazione – che va sempre contrastata – penso che si possa trovare un’intesa. Non è pensabile che un professore debba essere obbligato ogni volta ad aggiornare i registri e ad essere preda di scrupoli del tipo: “Oddio, l’ho chiamato lui ma oggi era una lei…”. C’è il rischio, con la carriera alias, di creare ancor più confusione. Questa mozione viene presentata da Fratelli d’Italia ma c’è una convergenza da parte del resto della maggioranza. Io credo, comunque, che, senza alcun problema, anche l’opposizione possa, con qualche emendamento, trovare un modo per convergere e votare con noi questa mozione».

 

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