13/09/2019

ESCLUSIVA, parla A. Schadenberg (Canada): «Da oltre 20 anni lotto contro la mentalità eutanasica»

La XIV Conferenza Internazionale di Mater Care International, in programma a Roma dal 18 al 22 settembre 2019 presso l’Istituto Maria SS Bambina in via Paolo VI n.21, discuterà del tema del fine vita analizzandone tutti gli aspetti (giuridici, medici, etici) il giorno venerdì 20 settembre, quando è previsto anche l’intervento di Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia. Sarà l’occasione per discutere della diffusione dell’eutanasia e del suicidio assistito a livello globale. Tra le relazioni, è particolarmente atteso l’intervento di Alex Schadenberg, uno dei più conosciuti leader pro life canadesi, direttore esecutivo della Euthanasia Prevention Coalition Canada, che si soffermerà in modo particolare sullo scenario giuridico e sanitario nel suo paese riguardo al fine vita.

«Da oltre vent’anni – spiega Schadenberg a Pro Vita & Famiglia – sono impegnato nella lotta contro la mentalità eutanasica. Quello che si è diffuso come un “cancro” nei Paesi Bassi e nel Belgio, frutto di un’ideologia laicista, oggi è diventato un problema mondiale. Il concetto secondo cui un medico avrebbe il diritto di uccidere i suoi pazienti, è stato quasi universalmente respinto ma oggi la mentalità secolarizzata ha deciso che è lecito uccidere “su richiesta”».

 

Su cosa verterà il suo intervento del prossimo 20 settembre?

«La mia relazione si concentrerà su tre questioni chiave:

1) Come ha fatto l’eutanasia a diffondersi in tutto il mondo.

2) In che modo il Canada è diventato un esempio del perché l’eutanasia non dovrebbe essere mai legalizzata.

3) Perché l’obiezione di coscienza del personale medico è importante per i medici e gli infermieri stessi ma, ancor più, lo è per i diritti dei pazienti».

Qual è lo scenario riguardo all’eutanasia in Canada?

«Nel nostro Paese, l’eutanasia è stata legalizzata nel giugno 2016. Da allora il numero di morti per eutanasia è cresciuto in modo esponenziale e il governo sta facendo pressione su tutti gli ospedali e le case di cura affinché la pratichino. Nel primo anno completo di legalizzazione (2017), in Canada, ci sono stati 2704 decessi per eutanasia, mentre nel 2018 vi sono stati 4235 decessi.

La prima modalità con cui la lobby pro-morte ha iniziato a normalizzare l’eutanasia consiste nella manipolazione del linguaggio. L’eutanasia e il suicidio assistito sono ora indicati come “aiuti medici nella morte”. L’eutanasia viene oggi promossa come parte delle cure palliative, il che sta rapidamente cambiando il concetto di cura nel fine vita ma, al tempo stesso, ha anche creato confusione rispetto alle cure palliative moralmente accettabili».

E ora quali sono gli sviluppi?

«Il governo canadese sta ora valutando di estendere l’eutanasia ai bambini, alle persone con problemi psichiatrici e agli incapaci. Il principale ospedale pediatrico canadese ha annunciato di aver già pronto il proprio protocollo per l’eutanasia infantile, se questa diventasse legale. Hanno dichiarato che i bambini sarebbero in grado di chiedere e ricevere l’eutanasia con o senza il consenso dei genitori».

Sono già capitate controversie giudiziarie su questo tema?

«C’è stato il caso di un medico che ha praticato l’eutanasia su un uomo in una casa di cura ebraica ortodossa, anche se questa casa di cura aveva una posizione palesemente contraria. Molti loro ospiti, oltretutto, erano sopravvissuti a un campo di concentramento nazista. La casa di cura ha denunciato quel medico ma il Collegio dei medici ha affermato che andava tutto bene».

Qual è, infine, la situazione riguardo all’obiezione di coscienza?

«Oggi l’eutanasia è promossa come un diritto umano. Quanto all’obiezione di coscienza, in Canada, a medici e infermieri viene detto che non sono obbligati a praticare l’eutanasia, ma che devono comunque indirizzare i loro pazienti a un medico che la pratica. I medici che si oppongono all’omicidio affermano che non parteciperanno alla morte dei loro pazienti, ma il Collegio dei medici afferma che saranno puniti per non averli portati all’eutanasia. Stanno sostenendo che non indirizzare i pazienti a un medico che pratichi l’eutanasia è una forma di abbandono terapeutico. In realtà, è vero il contrario. L’eutanasia è l’abbandono di una persona nel momento del bisogno. I medici sono in grado di prendersi cura dei loro pazienti, ma l’eutanasia è un rifiuto delle cure, significa avallare il fatto che uccidere una persona sia una soluzione accettabile per i problemi umani. Legalizzare l’eutanasia, quindi, presuppone che l’omicidio possa essere moralmente accettabile. Ma il concetto che l’omicidio possa essere controllato è una menzogna. Una volta che uccidere diventa una risposta accettabile per le condizioni umane, l’unica domanda rimasta è: in quali condizioni sarebbe una soluzione accettabile? Non c’è una risposta a questa domanda perché c’è solo una certezza: uccidere è sempre sbagliato».

 

di Luca Marcolivio

 

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