20/09/2019

Bergamo, la conferenza stampa delle associazioni pro life contro l'eutanasia

Si è tenuta ieri a Bergamo, presso la sala comunale “Laura Bassi”, la conferenza stampa sul tema dell’eutanasia, organizzata dalle associazioni Pro Vita & Famiglia Bergamo, Ora et Labora in Difesa della Vita, Caritas in Veritate Bergamo, Scienza & Vita Bergamo, Movimento per la Vita Val Cavallina.

«Non è giusto che si scelga di curare solo gli alti, i belli, i simpatici o addirittura solo i produttivi» ha affermato Elena Pisani di Pro Vita & Famiglia Bergamo. «Chi sceglierà per noi? Un giudice? Un team etico? In Olanda una persona su sei è uccisa senza consenso, nei Paesi Bassi l'eutanasia era illegale, ora è legale ed è praticata su persone incapaci di intendere e volere. Dov'è l'autodeterminazione per i casi di eutanasia infantile in Belgio? Non ci sono vite indegne e senza valore. La dignità della persona non è e non può essere legata alla sua malattia. La legge crea mentalità, non vogliamo un mondo in cui un ente o lo Stato sancisca se non saremo più degni di vivere».

A farle da eco Lorenzo Vitali di Scienza & Vita Bergamo: «Oggi si vuole creare il caso! Per stravolgere l'ordinamento giuridico. C'è il rischio di usare ideologicamente l’ordinanza della Corte costituzionale, cioè senza averla letta, ed il “caso pietoso” per adottare una disciplina che apra all’eutanasia». Tra gli interventi, poi, anche quello di Filippo Bianchi, consigliere comunale della Lega al Comune di Bergamo. «Vogliono far accettare», ha sottolineato Bianchi «anche la legalizzazione dell'omicidio e del suicidio di stato, ci vuole molta prudenza, in Parlamento c'è il rischio di cadere nell'errore della scelta del "male minore" e costruire una legge iniqua con la scusa di prevenirne una eventualmente peggiore».

Giorgio Celsi, di Ora et Labora in Difesa della Vita, ha invece citato alcune parole di Benedetto XVI: «L’eutanasia, come dichiarò il Pontefice, è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo, la vera risposta non può essere infatti dare la morte, per quanto “dolce”, ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano».

«Oggi ci manca un progetto di vita: la felicità», sono state invece le parole di Giampiero Mocchi, del Movimento per la Vita Val Cavallina. «Che cos'è che porta una persona sul letto di ospedale, ammalata, ad avere il sorriso? Ed altri ad impegnarsi a togliere la vita altrui? Torniamo alla realtà, torniamo ad essere umani. Torniamo ad amare» ha ribadito.

Tra i relatori, infine, anche la Principessa donna Maria Luisa Gonzaga di Vescovato, della Caritas in Veritate di Bergamo. «La persona malata, depressa, disabile, anziana e sofferente» ha detto, «rimane persona, non può essere eliminata come fosse un rifiuto o un peso per la società. Nel sofferente e nel malato i cattolici riconoscono il Cristo stesso e sperimentano la Carità. Non è compatibile essere cattolici e allo stesso tempo a favore della soppressione della vita umana innocente».

Le conclusioni e i saluti finali, invece, sono stati affidati a Fabio Allegrini di Pro Vita & Famiglia Bergamo. «Ho sentito molte parole che fanno bene al cuore» ha concluso, «e ho sentito le parole "amore", "interesse per gli altri", per la "vita". Interesse per gli altri vuol dire guardarsi negli occhi; e così rimanere "umani", confrontandosi col prossimo. Solo così si va avanti. Questo è progresso. E invece, lasciare una persona sola nelle sue fragilità fino a che non decida di uccidersi: questo è progresso? È andare avanti?».

 

di Redazione

 

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