16/02/2021 di Manuela Antonacci

Assoluzione Pillon. Il commento in esclusiva: «Grande segnale di giustizia, ma bisogna tenere alta la guardia!»

Finalmente giustizia per Simone Pillon. Qualche anno fa, il senatore leghista, era stato querelato da Arcigay Omphalos Perugia, per quanto aveva dichiarato durante alcune delle sue conferenze tenutesi nel 2014 e nel 2015 tra Assisi, Ascoli Piceno e San Marino, nelle quali mostrava alcuni volantini distribuiti durante un’assemblea di istituto, nel 2014, ad alcuni studenti minorenni presso il liceo Alessi di Perugia, senza che fossero preventivamente avvisati i genitori. In quella occasione, l’unica comunicazione che le famiglie avevano ricevuto, era stata di una generica assemblea sul bullismo omofobico, senza nessun altra specificazione. Eppure nei volantini in questione, era racchiuso un contenuto non da poco e non certo adatto a dei minorenni: venivano elargiti consigli, con dovizia di particolari, su come gestire i rapporti sessuali tra due maschi o tra due femmine e su “come aumentare l’eccitazione della partner” e tanto altro, che risulta difficile persino trascrivere.

Immancabile, poi, in un altro opuscoletto, come aveva fatto in più occasioni notare Pillon, all’epoca dei fatti, la pubblicità sfacciata al locale notturno “Be queer” di proprietà di Arcigay, in cui si offriva ai ragazzini, il servizio di “Welcome group”, una sorta di accoglienza speciale, per chi si avvicinava a tale realtà per la prima volta. La colpa del senatore, secondo l’Omphalos di Perugia, sarebbe stata, allora, quella di aver definito “pornografico” tale materiale.

Nell’aprile del 2019 il Tribunale aveva dato torto al senatore, condannandolo in sede penale e imponendogli un pesantissimo risarcimento pari a 400.000,00 euro. Ora la Corte ha cancellato tutto, assolvendo l'esponente leghista pro family "perché il fatto non costituisce reato" e imponendo anzi, ad Arcigay, la restituzione di parte della somma versata da Pillon. Ne abbiamo parlato proprio con lui.

 

Senatore vogliamo commentare questa bella notizia?

«E’ sicuramente una gran bella notizia, perché significa che in Italia esiste ancora la libertà di parola, esiste la libertà di critica. Resta il fatto che, mi chiedo quanti genitori di bambini che frequentano la scuola possano permettersi l’iter giudiziario e le spese legali che io ho dovuto sostenere in tutti questi anni, per arrivare a questo risultato. Sono contento in un certo senso, che sia successo a me, almeno ho potuto fare fronte alla situazione dal punto di vista giudiziario, ma se fosse successo ad un altro padre di famiglia, non so come sarebbe andata. Questa è la vera ingiustizia: con l’intimidazione, questi signori credono di chiuderci la bocca, non ci devono riuscire. La libertà prima di tutto».

Quant’è grave il tentativo di censura da Lei subito e quanto la dice lunga sull’ operazione di violento indottrinamento delle masse a cui stiamo assistendo oggi, in ogni ambito della società?

«E’ una forza cruenta quella che stanno utilizzando: non possono toglierci di mezzo fisicamente perché la legge lo impedisce, ma usano tutto quello che possono per distruggerci moralmente, per distruggere la nostra credibilità pubblica, mettendo in ridicolo ogni impegno, ogni sforzo, qualsiasi presa di posizione che non sia quella del politicamente corretto. E’ davvero una forza notevole contro la quale dobbiamo mostrare la nostra decisione e la nostra volontà di continuare a difendere i più piccoli, i più fragili che sono i bambini e i ragazzi».

Non si può non vedere in questo un piano preordinato e costruito nei dettagli per stroncare ogni focolaio di resistenza al pensiero unico relativista e genderista, è d’accordo? Anche il ddl Zan va in questa direzione…

«Il ddl Zan sarebbe l’apoteosi del politicamente corretto e della dittatura gender, perché a quel punto nessuno avrebbe più il coraggio di denunciare questi autentici abusi che vengono perpetrati nelle nostre scuole, a danno dei nostri figli. E’ necessario, invece, che i genitori tengano alta la guardia e prestino la massima attenzione a quello che viene somministrato ai loro figli nelle scuole».

I mass-media, sempre ligi nel registrare e denunciare ogni minimo episodio di “omofobia”, crede che avranno lo stesso zelo nel diffondere la notizia della sua assoluzione?

«Lo hanno avuto nel diffondere la notizia della mia querela all’epoca dei fatti: se ne parlò persino al tg1 delle 20.00, sia nei titoli che nel servizio. Perciò ora ho scritto direttamente al direttore del tg1, chiedendo che venga data la notizia con le stesse modalità, così come ho scritto a Repubblica, l’Espresso e Open online, a tutti i giornali che mi avevano sbattuto in prima pagina, dicendo che volevo che la notizia della mia assoluzione venisse rilanciata con le stesse modalità. Scommetto un caffè che non faranno niente di tutto questo: alcuni non daranno affatto la notizia, altri la daranno in maniera tendenziosa o relegandola in ultima pagina».

 

 

 

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