29/10/2019

Associazione Medica Mondiale, il “No” ad eutanasia e suicidio assistito

A pochi giorni da quando abbiamo presentato le posizioni della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCEO) in materia di “fine vita”, la quale affermava, a tal riguardo, che «Il medico lenisce il dolore, non uccide», oggi è la volta della World Medical Association (WMA), «che rappresenta le associazioni mediche nazionali di 114 Paesi del mondo».

È significativo che un chiaro “No” ad eutanasia e suicidio assistito sia arrivato anche da parte della WMA, che, al termine della propria Assemblea annuale, tenutasi in Georgia, a Tbilisi, ha redatto una Dichiarazione, i cui punti cardine sono stati riportati da un articolo dell’Ansa.

Infatti, nonostante per quel che riguarda il rifiuto dei trattamenti sanitari l’Associazione abbia ritenuto “etico” rispettare la volontà del paziente (peccato che per “trattamenti sanitari” troppe volte si intendono anche alimentazione, idratazione e ventilazione, indispensabili per la vita), diverso è stato il modo in cui si è espressa su uno dei temi più dibattuti negli ultimi mesi: quello relativo alla possibile legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio medicalmente assistito.

L’Associazione «riafferma il proprio forte impegno nei confronti dei principi dell'etica medica e che il massimo rispetto deve essere mantenuto per la vita umana. Per questo, la Worl Medical Association si oppone fermamente all'eutanasia e al suicidio medicalmente assistito», leggiamo nella Dichiarazione.

Altre parole sembrano, inoltre, indirizzate a favore dell’obiezione di coscienza dei medici, un diritto fondamentale la cui negazione comporterebbe un gravissimo affronto alla libertà ed al rispetto umano: «Nessun medico dovrebbe essere forzato a prendere parte a procedure di eutanasia o suicidio assistito».

La vocazione del medico, il fine della professione medica è da sempre stato quello di curare e salvare le vite. Praticare l’eutanasia ed il suicidio assistito non può che tradire questa fondamentale missione, oltre che il vero bene di ciascun paziente.

 

di Luca Scalise

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