27/07/2021 di Luca Volontè

Articolo choc di una rivista scientifica: «Togliere patria potestà ai genitori di bambini che vogliono cambiare sesso»

Un'importante rivista medica internazionale, il ‘Journal of Medical Ethic’s,  ha pubblicato recentemente un articolo in cui si sostiene che i genitori dei bambini che si dichiarano transgender, qualora non fossero d’accordo con la scelta dei figli, dovrebbero perdere la patria potestà e i diritti sui propri figli in ogni decisione medica ed educativa.

Scrivendo sul ‘Journal of Medical Ethics’, la professoressa di bioetica Maura Priest ha sostenuto che quando si tratta di "cure pediatriche legate alla transizione", solo il paziente ha la capacità di pesare veramente i costi e i benefici di sottoporsi a un trattamento di soppressione della pubertà, anche se quel paziente è un bambino. Ebbene sì, secondo la professoressa Priest non è compito dei medici o dei genitori mettersi di traverso ed impedire la volontà del bambino. Come ben si potrà immaginare, un articolo simile – all’interno di una rivista scientifica - non è altro che la diretta conseguenza della promozione che si fa dell’ideologia LGBTI e transgender in migliaia di programmi e cartoni animati per bambini, nonché nel resto della società. Li si convince della bellezza e bontà del cambio di genere attraverso un campagna massmediatica martellante e poi si vuole impedire a genitori e medici avveduti di decidere per il loro bene.

"Se la comunità medica deve prendere sul serio la testimonianza LGBT (come dovrebbe), allora non è più compito dei medici fare la propria valutazione dei costi e dei benefici delle cure legate alla transizione. Supponendo che il paziente sia informato e competente, allora solo il paziente può fare questa valutazione, perché solo il paziente ha coscienza dei benefici legati alla transizione. Inoltre, prendere sul serio la testimonianza del paziente LGBT significa anche che i genitori dovrebbero perdere ogni potere di veto sulla maggior parte delle cure pediatriche legate alla transizione", ha sostenuto la Priest nel suo articolo.

Il dibattito sul fatto che i bambini debbano essere autorizzati a sottoporsi a trattamenti di transizione di genere è diventato un argomento caldo negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti, dato che il movimento transgender ha aumentato presenze e potere nei mass media, in vari settori dell’educazione e della politica. Lo scorso ottobre, il Presidente Joe Biden aveva suggerito che i bambini a partire da 8 anni dovrebbero essere in grado di cambiare il loro genere sessuale a proprio piacimento. La rivista on line ‘TheBlaze’ ha contattato la dottoressa Priest per avere chiarimenti sui suoi punti di vista, compreso a che età crede che i bambini dovrebbero essere in grado di prendere decisioni per se stessi sulla cura della transizione.

In una risposta via e-mail, Priest ha sostenuto che un bambino di 12 anni potrebbe - e forse dovrebbe - essere considerato una "parte" nelle discussioni sulla propria assistenza sanitaria, in particolare per quanto riguarda genere sessuale desiderato. Chi vuol far decidere i bambini di 8 anni, chi di 6 e chi di 12, tutti sono comunque d’accordo su almeno due cose: i medici non devono interferire, i genitori devono perdere i propri diritti e potestà sui figli, quando non sono d’accordo con la scelta del bambino. I dogmi LGBTI e transgender ora mostrano il perverso desiderio assoggettare i nostri figli sin da piccoli.

 

 

 

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