19/07/2020 di Francesca Romana Poleggi

Arrestata "pedofila" in UK, ma nessuno dice che è un maschio

La BBC ha riportato un inquietante caso di "pedofilia femminile":  Julie Marshall è stata condannata a nove mesi di carcere  e a 10 anni di misure restrittive per aver usato il WI-FI dell’ospedale in cui era ricoverata per entrare in  un archivio con circa 80.000 immagini di violenze su bambini, alcune delle quali fotografate da lei stessa.
Ma la BBC (e gli altri mass media) hanno trascurato un “piccolo” particolare: Julie Marshall era fino a poco tempo fa  John Robert Marshall, è un maschio che si sente donna. Questo "piccolo” particolare spiega anche perché il giudice Newell avesse posto un problema circa la prigione in cui recluderlo/a. Infatti nel Regno Unito la legge consente ai trans di essere internati nei carceri femminili, dove poi, però, si registrano diversi episodi di violenza verso le detenute, le donne vere. 
È da notare, comunque, come i media inglesi abbiano seguito alla lettera le indicazioni della Trans Journalists Association: bisogna riferirsi ai trans sempre secondo il  loro “sesso attuale" (tra l’altro, l’Associazione specifica a chiare lettere che coloro che fanno de-transizione non devono  essere  affatto presi in considerazione dai media: bisogna cancellare l'esistenza  di chi è stato distrutto o danneggiato dall’ideologia omo-transessualista).
In buona sostanza, la realtà va completamente ignorata e ridefinita, come nel caso del pedofilo in questione. Noi - che siamo politicamente scorretti e ci rifiutiamo di negare la verità - parliamo sempre dei trans secondo il loro sesso biologico:  un uomo è un maschio, in quanto portatore del cromosoma Y in tutte le sue cellule, anche se sembra donna, a prescindere dall'aver  fatto o no una plastica ai genitali. 
Presto, probabilmente - nota Van Maren su Lifesite News - ci verrà detto che non si può più usare neanche l'espressione "donna trans".  Perché diverrà “transfobico” anche lo specificare con l’aggettivo “trans” che in realtà la "donna" a cui si fa riferimento non è proprio una femmina come qualsiasi altra donna.
Noi, comunque, ci rifiutiamo di obbedire all’ideologia che pretende di ignorare e ridefinire la realtà.
Se qui in Italia passasse la proposta di legge “Boldrini - Zan - Scalfarotto", disattendendo le direttive dell’associazionismo LGBTQIA(...), quindi, rifiutandoci di mentire quando scriviamo questi articoli, rischieremo la galera: usare articoli e pronomi maschili per riferirsi ai trans maschi sarebbe certamente «un atto di discriminazione fondata sull'identità di genere» (come reciterebbe il testo dell’art.604 bis c.p. quando fosse  modificato dalla proposta in questione).
 
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