03/03/2021 di Luca Marcolivio

Ancona. Il presidente del Consiglio Comunale respinto da “Azione”. La sua colpa? Essere pro-life

L’intransigenza abortista non risparmia nemmeno i partiti “di centro”. È il caso di Azione, che, pur non essendo rappresentata in Parlamento e pur non andando oltre il 2-3% nei sondaggi, già procede con le epurazioni. Ne è stato vittima il presidente del Consiglio Comunale di Ancona. Lo scorso 24 febbraio, Tommaso Sanna era stato l’unico consigliere della maggioranza di centrosinistra, assieme a Massimo Fazzini (Ancona x Ancona), a votare contro l’ordine del giorno in appoggio alle linee guida del Ministro Speranza.

La maggioranza al Comune di Ancona aveva espresso la necessità di formalizzare il sostegno al protocollo ministeriale che annulla l’obbligo di ricovero per l’aborto farmacologico e il prolungamento alla nona settimana di gravidanza per l’assunzione della pillola Ru486. Una decisione assunta – si legge nella nota di due consiglieri di maggioranza – in risposta all’«intenzione», da parte di alcuni «esponenti della destra marchigiana, attualmente al governo della Regione», di non applicare le linee guida.

Dopo che Sanna aveva espresso la sua contrarietà all’aborto «in ogni sua declinazione», era scoppiato un caso politico e si era accesa una diatriba all’interno dei militanti anconetani di Azione. Secondo quanto riferito dal coordinatore locale di Azione, Andrea Biekar, Sanna aveva fatto richiesta di iscriversi al partito di Carlo Calenda, ma, visto quanto accaduto la scorsa settimana, la sua domanda sarà respinta. La posizione di Sanna sarebbe infatti contraria alla linea di Azione. Anche la sua carica di presidente del Consiglio Comunale di Ancona potrebbe avere le ore contate.

Affermando, nella sua dichiarazione di voto, che la Ru486 può provocare la morte delle donne che ne fanno uso e ricordando i 6 milioni di bambini uccisi dall’aborto dal 1978 ad oggi, Tommaso Sanna aveva completamente preso in contropiede gli altri due consiglieri di Azione, Jessica Amicucci e Tommaso Fagioli. Quest’ultimo ha dichiarato: «Il suo intervento non lo ha concordato con noi, non ne sapevamo nulla, per Azione avrebbe parlato solo Jessica Amicucci, con un nostro voto a favore dell’ordine del Giorno. A questo punto si dovrà assumere le sue responsabilità. Quell’intervento ci ha spiazzato, noi il 6 febbraio scorso eravamo in piazza Roma alla manifestazione a favore della pillola abortiva nei consultori».

Al di là delle diatribe interne al gruppo consiliare, in un’intervista Sanna ha dichiarato: «È una non verità che la pillola abortiva tuteli la salute delle donne». Secondo il presidente del Consilio Comunale di Ancona, l’ordine del giorno sull’aborto farmacologico è «pura propaganda ideologica che non tiene conto di tre realtà: quella del bambino in grembo alla madre; quella della donna che viene abbandonata; quella dei reali effetti nel corpo della donna». Sanna ha insistito in particolare su un aspetto: «Non ha alcun senso lasciare queste donne sole nel loro dramma ed evitare che qualcuno fornisca loro aiuti concreti che le facciano scegliere in favore della vita. Pensano veramente di aiutare le donne in questo modo?». Ha quindi aggiunto: «Mi hanno dato del reazionario, dell’integralista e del conservatore ma quel discorso ha solo incarnato i valori in cui credo che condivido come le mie figlie, con la mia famiglia e con i miei amici».

La vicenda di Tommaso Sanna non fa che consolidare una tendenza diffusa nel dibattito politico attuale: sui temi etici, in determinati partiti, il pluralismo delle idee e il confronto sono ormai stati banditi. Nell’area di centrosinistra si può cambiare idea su quasi tutto: sull’economia, sulla scuola, finanche sul lockdown. Sull’aborto, no: è diventato un dogma e tale deve rimanere. Gli unici che possono, anzi devono, cambiare idea sono i pro life. Pena l’emarginazione prima, l’espulsione dopo e il pubblico ludibrio in conclusione.  Se poi, a diventare un dogma sono le decisioni che vanno a scapito dei più deboli (in questo caso, bambini non nati e madri in difficoltà), le fondamenta della democrazia iniziano seriamente a traballare.

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