03/07/2020 di Manuela Antonacci

Anche l’arte è in pericolo con il ddl Zan. Il pittore Giovanni Gasparro condanna la legge liberticida

Un culto politicamente scorretto, è stato ultimamente, portato all’attenzione pubblica, grazie all’opera coraggiosa del pittore Giovanni Gasparro. Un culto che, avendo al centro il tema dell’omosessualismo, in questo momento capita proprio ad hoc, a dispetto del ddl Zan con cui si tenta di imbavagliare il dissenso. Non a caso, anche sul ddl in questione, il talentuoso pittore ha voluto dare il suo contributo, pronunciando precise parole di condanna.

Ma andiamo con ordine: l’Artista, la cui carriera è già avviatissima, ha un curriculum importante e lunghissimo che è impossibile riportare interamente in questa sede ma che, scorrendolo, dimostra la sua attenzione costante ai temi di bioetica e alle questioni di ordine morale. Ricordiamo, ad esempio, che nel 2013 ha vinto il Bioethics Art Competition della cattedra in bioetica e diritti umani dell’UNESCO con l’opera Casti connubii, contro l'aborto, ispirata all’omonima enciclica di papa Pio XI (1930), esponendo ad Hong Kong, Houston e Città del Messico.

Al 2017 risale invece, “Amoris laetitia. San Giovanni Battista ammonisce l’adulterio di Erode Antipa ed Erodiade”, in cui l’Autore esprime inequivocabilmente la sua idea in merito all’adulterio, raffigurando san Giovanni Battista, dipinto secondo l’iconografia classica, vestito di peli di cammello, che con un gesto autorevole, punta il dito contro i due concubini Erode Antipa ed Erodiade che, non a caso, come a rappresentare, attraverso i tratti somatici, la colpa di cui si sono macchiati, hanno lineamenti grossolani e volgari e assumono espressioni che li fanno apparire come due maschere grottesche, inebetite dal loro stesso peccato.

Nonostante, a causa delle sue posizioni scomode, l’artista venga a volte, etichettato in modo negativo in certi ambienti tutt’altro che ortodossi (conosciamo bene il solito marchio che va dall’ “oscurantista” al “medievale”, fino all’immancabile “omofobo” che viene posto sulla fronte di chi si azzarda ad alzare la propria voce contro il pensiero unico, rischiando anche la carriera, come in questo caso) tuttavia, molte delle mostre a cui ha partecipato hanno goduto dei patrocini della Presidenza della Repubblica Italiana, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e di numerosi Ministeri, nonché delle istituzioni regionali, provinciali e comunali. Perché facciamo questa lunga premessa? Per chiarire come la condanna del ddl Zan, attraverso la ripresa pittorica di un culto come quello di san Pelagio di Cordova, davvero “sul pezzo” rispetto alle tematiche di cui ci occupiamo, provenga da una voce autorevole del mondo dell’arte.

Ma chi era san Pelagio? Un ragazzino appena tredicenne che, per aver conservato la fede in Cristo e aver conservato la castità contro le lascive lusinghe del re dei Mori ‘Abdul ar-Rahman III, per ordine di costui, fu fatto a pezzi con delle tenaglie di ferro, in Andalusia. La chiesa, l’ha annoverato tra le schiere dei martiri.

Gasparro ha ripreso il glorioso martirio di san Pelagio, nel suo quadro, che ha pubblicato, su Facebook, lo scorso 26 giugno, in cui si ricorda la memoria liturgica del Santo. Così l’opinionista, scrittore e giornalista Camillo Langon, ha pensato bene di riprendere il dipinto e di dedicargli un articolo su Il Foglio, ricordando che, se passasse il ddl Zan, anche il pittore in questione subirebbe le pene previste da questo ddl, tra le quali, si augura Langone, si spera che non venga compreso anche il “sequestro dei pennelli”. L’Artista, poi, interrogato proprio a proposito del ddl liberticida, su “Il quotidiano italiano" ha ribadito, in modo deciso quello che anche noi andiamo denunciando da un po’ di tempo: “Il reato che si configura è di opinione, anche di fede se si vuole semplicemente ribadire, ad esempio, che la famiglia è formata da un uomo e una donna e che i bambini devono crescere con entrambe le figure genitoriali, o persino citare le Sacre Scritture nei passi neo e vetero testamentari, che indicano l’omosessualità praticata fra i peccati mortali per l’anima. Il ddl Zan-Scalfarotto appare come una potenziale legge ghettizzante e liberticida per zittire tutti i dissidenti non allineati alle ideologie omosessualista e femminista – aggiunge l’artista – o coloro che contrastano pratiche aberranti come l’utero in affitto, di cui si sono resi rei anche molti eterosessuali.

Non è paradossale quanto paventa Langone. Se il 26 giugno fosse entrata in vigore la legge Zan-Scalfarotto, con ogni probabilità si sarebbe configurato per me il reato di omofobia, con le inevitabili conseguenze giudiziarie. L’arte ha ancora il potere di parlare alle coscienze, quindi ben vanga se non è relegata alla mera decorazione d’interni ed entra prepotentemente nel dibattito pubblico. La pittura è materia viva”.

Parole non scontate, in quanto provengono da un esponente di un mondo, come quello dell’arte, in cui spesso ci si preoccupa poco di veicolare il Bello e molto di apparire in linea con certa mentalità radical chic e nichilista e per di più, in una società in cui, anche in ambiti in cui si dovrebbe sentire il dovere morale di scendere in campo in difesa di ciò che si ha di più caro, spesso ci si blocca, per un male inteso concetto di tolleranza, accoglienza e inclusività, concetti che, diciamocela tutta,  il più delle volte occultano pavidità, ignavia e vergogna per la propria fede.

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