01/02/2023 di Manuela Antonacci

Anche i dizionari obbediscono alla dittatura gender. Hoara Borselli: «E’ pura follia»

«Uno dei dizionari più autorevoli del mondo ha aggiornato la definizione di donna. In sostanza sei ciò che ti senti. Siamo arrivati a cancellare il sesso biologico. Follia pura!». Parola di Hoara Borselli che, dal suo account di twitter, commenta così la definizione di “donna” riportata dal dizionario Cambridge, ovvero Persona adulta che si identifica come femmina anche se di sesso differente alla nascita. Pro Vita & Famiglia l’ha raggiunta telefonicamente per saperne di più.

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Da donna cosa ne pensa?

«La considero una deriva che ormai si sta prendendo. Una piega che, a mio avviso, è abbastanza sconcertante. Perché quando io leggo che la donna viene definita come una persona che si identifica come femmina, anche se è di sesso differente alla nascita, significa, palesemente, che noi andiamo a depennare il sesso biologico. Vogliamo che oggi non esista più alcune distinzione tra femmina e maschio che, invece, è indiscutibile. Non può diventare una percezione, l’identificazione di una persona. Questo è il motivo per cui ho ritenuto che fosse folle questa definizione. Non si può rinnegare un concetto biologico innegabile. Diventa una mistificazione della realtà».

In un certo senso si sta andando anche oltre l’ideologia, arrivando a rinnegare anche l’evidenza biologica, che è l’evidenza oggettiva per eccellenza?

«È chiaro! Quando si parla di “evidenza”, infatti, non c’è nessuna ideologia di sorta. C’è un’evidenza che ci dice che esiste una femmina, esiste un maschio, che generare dei figli può essere unicamente possibile da un maschio e da una femmina, tutto il resto fa parte di un altro dizionario che oggi è stato imposto ma non è quello che fa parte della natura. Noi non possiamo rinnegare l’esistenza biologica di questi due soggetti che solo possono mettere al mondo un figlio. Tutto il resto fa parte di un’altra narrazione, di un altro dialogo. Andare a rinnegare che esistano maschio e femmina significa andare a rinnegare due elementi fondamentali e unici che necessitano per la procreazione. Dire che femmina è ciò che si identifica come tale, ma in realtà si tratta di un maschio, è una negazione, perché una femmina percepita non potrà mai procreare perché è tale».

Cosa pensa in generale di questo tentativo di annullare la donna con la concezione della fluidità di genere. Perché? Possiamo azzardare un’ipotesi?

«Il problema è che io vedo una deriva piuttosto pericolosa che sta prendendo sempre più piede e che consiste nel rinnegare il concetto di maternità affidato alla donna. Quindi proprio la donna, nel suo essere legata alla maternità, vuol essere oscurata, perché ha questo elemento che è l’unico che non è “smontabile”. Togliere il concetto di maternità associata alla donna: questo è il gioco che si cerca di fare. Si vuole mettere la donna in un angolo per andare a depotenziare questa sua caratteristica che non può essere messa in discussione».

Una parte del mondo femminista comincia a risvegliarsi, di fronte a questa operazione ideologica, ma ci dovrebbe essere una rivolta di massa, rispetto alla pervasività di questo martellamento ideologico. Come mai non avviene?

«Credo che molte persone non protestino rispetto a questo, perché sembra che oggi la modernità questo chieda. Non appoggiare il gender fluid, vuol dire, per le persone, non stare al passo, non essere alla moda, essere persone “antiche”. Questo non vuol dire non rispettare chi non si riconosce in una sessualità diversa, però, non possiamo in nome di questo, andare a cancellare una parola come quella che tu nasci come femmina, ma nel corso della tua vita, non puoi definirti tale perché senti qualcosa di diverso. Credo che se tante persone non protestino dipenda dal fatto di avere paura di non apparire al passo coi tempi. Invece, se rinnegare questo significa essere “antichi”, sono ben felice di essere antica».

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