17/02/2018

Al Festival per la Vita: Noia e la medicina della speranza

Al Festival per la Vita, a Verona, il 16 febbraio 2018, è intervenuto il professor Giuseppe Noia, ginecologo, primario del Policlinico Gemelli di Roma, clinico e cattedratico di fama internazionale, responsabile dell’hospice perinatale e Presidente della Fondazione Il Cuore in un Goccia. 

Il prof. Noia è specializzato nella cura dei bambini in utero e la sua relazione è stata apprezzata in modo davvero eccezionale dal pubblico in sala. Questa Redazione può solo rievocarne i contenuti, ma non riesce davvero a riprodurre la passione, l’entusiasmo e la fede che il Relatore è riuscito a trasmettere agli ascoltatori.

Perché la vita dei bimbi in utero è preziosa

La terapia fetale nasce con l’avvento della medicina fetale 40 anni fa. In tutto il mondo le tecniche ultrasonografiche sono diventate elemento basilare per guidare approcci invasivi verso un compartimento fetale e apportare una serie di atti diagnostici e terapeutici finalizzati a trattare il feto come un paziente a tutti gli effetti.

I successi documentati ottenuti nel Centro di Diagnosi e Terapia Fetale del Gemelli attuando la cosiddetta terapia fetale integrata, dimostrano che anche in gravi patologie feto-neonatali, ci sono possibilità di intervento per ridonare capacità gestazionale a tutte quelle famiglie gravate da una diagnosi infausta.

E tutto questo – ricorda il prof. Noia – è stato generato da un incontro: la visita al Gemelli, trent’anni fa, di Madre Teresa di Calcutta che disse al professore: “Se c’è una donna che non vuole il suo bambino, datelo a me!”. 

Da allora sono state aiutate a portare a termine la gravidanza  migliaia di ragazze madri, da allora è nato l’hospice perinatale.

L’Hospice Perinatale ha un impatto culturale fra due modi di pensiero antropologicamente opposti: il primo vive dell’illusione che eliminando il sofferente si possa eliminare la sofferenza, il secondo invece nel rispetto più totale della preziosità della vita umana , senza guardare alle dimensioni dell’essere umano ma solamente al suo valore, cerca di prevenire le malattie, cerca di curarle, cerca di limitare i danni fisici e psicologici del malato e delle famiglie, cerca di lenire la sofferenza fisica e psicologica, forte dell’assunzione di tre metodologie per affrontare la sofferenza umana: I prevent, I cure, I relief (prevenire, curare, lenire il dolore).

L’hospice lavora in sinsergia con la fondazione Il Cuore in una Goccia

L’intervento a favore della vita dei bambini e delle loro famiglie si realizza atraverso tre strumenti: il braccio scientifico, la ricerca , lo studio e i progressi tecnici che ne derivano. Oggi in Italia operano 8 hospice perinatali, sorti sulla scia di quello del Gemelli. Ma prima dell’hospice c’è la cura in utero, gli interventi diagnostici e terapeutici che molto più spesso di quanto si creda ottengono successi concreti. Quando ciò non accade è possibile anche la palliazione in utero del piccoletto. E intanto il braccio solidale, i volontari – che spesso hanno passato la stessa esperienza – danno sostegno materiale e psicologico alle mamme con gravidanze difficili. Infine, il braccio spirituale perché snza la “benzina” della preghiera nessuna “macchina” è in grado di camminare...

Ma tutto questo esprime il concetto della solidarietà umana, della medicina condivisa, e si traduce in un’unica espressione: I care (mi predo cura di te).

Il quadro generale ha segnato quindi un passaggio che nella medicina fetale è diventato una eccellenza etica della nostra istituzione: l’Hospice Perinatale non è un luogo ma è un modo di curare il feto e il neonato. Anche nelle condizioni patologiche più estreme si può dare speranza di prevenzione, cura e sollievo del dolore accompagnando non solo il feto con tutto l’approccio scientifico e clinico ma anche le famiglie.

E’ questo il vero fondamento della medicina della speranza.

Redazione


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