17/03/2022 di Luca Marcolivio

Affissioni rimosse. Colosimo (FdI): «Come possono quei manifesti essere violenti e sessisti?»

L’ostilità del centrosinistra sui temi della vita e della famiglia non riguarda solo il Comune di Roma ma anche la Regione Lazio, dove è al potere ininterrottamente da nove anni. A denunciare questo muro-contro-muro è la consigliera regionale Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia), che ha manifestato la sua solidarietà a Pro Vita & Famiglia partecipando ieri al flash mob di protesta contro la rimozione dei manifesti dell’ultima campagna, in occasione della Giornata Internazionale della Donna. A Pro Vita & Famiglia, la Colosimo ha quindi spiegato perché è così difficile arrivare a delle politiche familiari condivise tra gli schieramenti negli enti locali.

Onorevole Colosimo, il Comune di Roma che censura le campagne di Pro Vita & Famiglia non è una novità. Che problema c’è nel centrosinistra su questi temi?

«Un problema che è evidente appartenga a una certa parte politica, dalla quale io mi dissocio, innanzitutto perché i Democratici che ora ci governano al Campidoglio ci dovrebbero insegnare come far parlare tutti. Invece possono parlare tutti, tranne quelli che a loro non piacciono, con un piccolo particolare: questa volta hanno veramente esagerato, perché un esserino di pochi grammi non può essere sessista, né violento, come ha dichiarato l’assessore Lucarelli. Quindi era nostro obbligo morale essere qui a difendere la vita».

Come può rispondere il centrodestra a questa inerzia ostile della maggioranza?

«Posso rispondere per quello che sto facendo io. Diversi anni fa, ormai, all’inizio della legislatura, ho presentato una proposta di legge per la sepoltura dei bambini mai nati (tema purtroppo strettamente legato a quello dell’aborto), che ovviamente giace in un cassetto, senza che vi sia nessuna volontà politica di occuparsene. Poi però si preferisce fare polemica, laddove si scopre che qualcuno potrebbe e vorrebbe seppellire suo figlio».

Non c’è, dunque, la volontà politica di rispondere alle vostre proposte?

«Certamente, la volontà politica non c’è ma la volontà politica della Regione coincide con quella del Campidoglio, non solo perché al governo troviamo lo stesso partito ma perché l’unica cosa che interessa, quando si parla di donne, è usare la desinenza femminile finale: qualcosa che a me, personalmente, fa rabbrividire e che depone a sfavore delle donne. Le donne non hanno bisogno di cambiamenti lessicali per far sentire la loro voce!».

La campagna di Pro Vita & Famiglia era stata lanciata in occasione della Giornata Internazionale della Donna, ricorrenza spesso segnata da proclami retorici. Di cosa hanno bisogno, in realtà, le donne?

«Proprio in occasione dell’8 marzo, ho fatto emergere due questioni. La prima riguarda proprio il Campidoglio: la non erogazione del contributo sulle disabilità gravissime, in ritardo di tre mesi. La seconda riguarda invece la Regione e si riferisce alla non erogazione dell’assistenza domiciliare infermieristica. Ci sono donne orgogliose di essere madri e che non sono messe in condizione dal Campidoglio e dalla Regione Lazio di fare quello che devono, cioè, di occuparsi dei propri figli con un po’ di dignità».

C’è spazio, secondo lei, per delle politiche familiari trasversali alle forze politiche? O è pura utopia?

«Mi piacerebbe ma francamente non ci credo, anche perché, quando ho presentato un emendamento relativo al bonus-mamma – quindi, un pacchetto che doveva sostenere le giovani madri che decidevano di tenere in piedi la loro gravidanza – è stato bocciato dal Consiglio Regionale. E lì non c’era in ballo nessun tema relativo all’aborto, semplicemente si proponeva il sostentamento di giovani mamme e giovani coppie».

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