21/03/2016

Adozioni gay: nuova sentenza (illegittima) del Tribunale di Roma

Le adozioni gay in Italia non si possono fare. Non per legge, almeno.

È infatti questa la conclusione di compromesso (al ribasso, come argomentavamo) cui si era giunti nel momento dell’approvazione in Senato del cosiddetto ddl Cirinnà sulle unioni civili: niente stepchild adoption.

La sentenza diffusa oggi (ma datata 31 dicembre 2015) dal Tribunale dei minori di Roma ci dice però un’altra cosa: le adozioni gay in Italia si possono fare, se il giudice lo vuole. Ed è infatti così che l’ormai ex presidente Melita Cavallo, subito prima di andare in pensione, ha concesso l’adozione di un bambino, un maschietto di sei anni, a due padri omosessuali che sono ricorsi “a una inseminazione eterologa” (leggasi: utero in affitto) in Canada.

La motivazione della sentenza – basata sull’ex articolo 44 della legge 184 legata ai “casi particolari” e inappellabile perché i tempi sono scaduti – è che era nel maggiore interesse del minore continuare a vivere con i due papà che lo hanno cresciuto. Papà che formerebbero una coppia stabile dai tempi dell’università.

Ma a cosa serve dunque discutere, bocciare leggi, proporre emendamenti, se poi la giurisprudenza (ideologizzata) fa quello che vuole e nessuno dice nulla?

A scrivere nero su bianco lo stato delle cose, in relazione alla sentenza odierna del Tribunale dei minorenni di Roma, è Il Corriere della Sera, un quotidiano non di certo pro-family: “Si tratta di stepchild adoption a tutti gli effetti. Accade così ancora che mentre il Parlamento ha preferito lasciare in sospeso questo aspetto particolare ma importante dei diritti civili per gli omosessuali, i giudici decidono i casi concreti.

Inoltre, i giornali vorrebbero farci credere che con la sentenza diffusa oggi del Tribunale di Roma i giudici non hanno fatto altro che legalizzare una situazione esistente da tempo.

Sono tutte bugie. La sentenza in questione non ha legalizzato nulla: anzi, ha fatto un atto illegittima! E quello che non è entrato dalla porta, entra dunque ora dalla finestra: è il secondo caso (il primo era stato ad inizio marzo) da quando, il 26 febbraio, il Senato ha approvato il testo sulle unioni civili.

vendola_figlio_famiglia_adozioni-gayE un discorso simile a questo potrebbe essere fatto anche per il caso – molto più che controverso – di Nichi Vendola, volato anche lui in Canada per comprare un bambino. Perché nessuno ha richiamato alla memoria il fatto che la pratica dell’utero in affitto è esplicitamente vietata dall’art. 12 della Legge 40? Oltre all’obiezione sulla procreazione con gameti esterni alla coppia, infatti, al comma 6 si può leggere: “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro“.

Che dire: in Italia le leggi (e quindi la politica) non contano più nulla. A dettare la linea sono i giudici.

Questa situazione si presenta però potenzialmente esplosiva: fino a quando i cittadini saranno disposti a farsi prendere in giro, obbedendo a leggi che un giorno valgono (e non per tutti) e il giorno dopo chissà? Il castello di carta sta ondeggiando... e la pazienza di chi si sente costantemente preso in giro si sta esaurendo.

Redazione

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