25/11/2021 di Anna Bonetti

Aborto. Seppellire i feti per alcuni è una “proposta shock”. Invece è semplicemente umanità

Si è scatenata una bufera, nei giorni scorsi, sulla proposta di seppellire i feti abortiti firmata dal senatore di Fratelli d’Italia Luca De Carlo. Non ha tardato, infatti, a farsi sentire la replica dei Radicali, che hanno accusato la legge di criminalizzare le donne, senza minimamente preoccuparsi del fatto che in ballo ci sono milioni di vite umane che sono state private del diritto di venire alla luce.

Più comprensibile, però, è l’indignazione di quelle madri che hanno trovato il proprio nome sulla croce posta sulla sepoltura del proprio figlio mai nato senza il proprio consenso. Un motivo che però non giustifica in alcun modo la pretesa di negare una degna sepoltura (pur senza cognome) ai nascituri abortiti.

Secondo il testo di legge proposto da De Carlo, l’ASL dovrebbe provvedere alla sepoltura dei feti, nel caso in cui genitori o parenti non provvedano entro 15 giorni. A tali fini i feti sono riposti in una cassetta, sulla quale è trascritta la data in cui è avvenuta la procedura abortiva. “Una visione liberticida, oscurantista e paternalista” ha commentato Giulia Crivellini, avvocatessa e tesoriera dei Radicali italiani. Si evince, dunque, la pretesa di negare il diritto alla vita del nascituro, ponendo al centro della questione esclusivamente la donna, presentata come la sola vittima della società, quando in realtà ben sappiamo che le vittime sono due: c’è anche il figlio.

Si intravede quindi un delirio di onnipotenza, secondo il quale il nascituro non solo non esiste, ma non deve avere alcun diritto, nemmeno quello di beneficiare di una degna sepoltura.

In sintesi, la vicenda dovrebbe portarci a riflettere sul fatto che da un lato è nostro dovere garantire la privacy, ma dall’altro l’errore di pochi di aver trascritto il nome della madre sulla lapide del figlio senza consenso non è certamente un pretesto per disumanizzare ulteriormente i bambini non nati.

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