06/11/2016

Aborto, scelta, neolingua, centri di aiuto alla vita

Magie della neolingua. I promotori dell’aborto non sopportano d’esser chiamati “pro morte” o “contro la vita”. Quindi la neolingua ha coniato per loro, in ambienti anglofoni,  l’espressione “pro choice“, per la scelta. Così si svia la mente dal problema essenziale (la vita o la morte di un ragazzino) e si rievocano “diritti”, “libertà” ecc.

Recentemente è in atto anche il tentativo di cambiare il nome ai “pro life“: usano l’espressione “anti choice“, proprio per gli stessi motivi di cui sopra.

Ma come tutte le espressioni della neolingua anche queste sono intrinsecamente false e subdole. E i fatti – la cruda e nuda realtà – le smentiscono. Certamente lo scopo della neolingua è quello di accecare di fronte alla verità, di plasmare le menti affinché percepiscano una deformazione della realtà  e non siano più in grado di chiamare le cose col loro nome.

E così, a guardare i fatti, i sedicenti “pro choice” non sopportano che la donna scelga, quando sceglie di non abortire.

In America per esempio  stanno conducendo una guerra estenuante contro quelli che noi definiremmo “centri di aiuto alla vita”, in inglese “pregnancy center“, “centri per la gravidanza“.

E da Pregnancy Help News apprendiamo che l’attacco è particolarmente rabbioso e virulento da quando i mortiferi pro choice si sono resi conto che le 1.800 cliniche per l’aborto in USA sono state decisamente surclassate dai 3.000 pregnancy center. La maggior parte di essi offre l’ecografia gratis e risulta siano di gran lunga preferiti dalle donne e dalle ragazzine quando incinta di un bambino non desiderato o non programmato. Nel solo 2015, per esempio, nei soli centri Heartbeat International – che sono un terzo dei CAV americani – 160.000 madri hanno scelto la vita e non l’aborto.

Considerando in media 450 dollari ad aborto, l’Heartbeat International da solo ha privato l’industria della morte, capitanata dalla Planned Parenthood, di circa 72 milioni di dollari: è ovvio che siano arrabbiati.

E mentre  la  Planned Parenthood è sovvenzionata per circa 500 milioni di dollari l’anno dal Governo (dollari dei contribuenti), i centri per la gravidanza negli Stati Uniti non ricevono un centesimo di fondi federali. Ricevono circa 400 milioni ogni anno, che provengono dalle comunità locali.

E così la lobby mortifera sta facendo pressione sui legislatori (in California e in Illinois, per esempio) affinché la concorrenza dei CAV venga stroncata a colpi di leggi e regolamenti. E ovviamente i media compiacenti contribuiscono alla cosa montando false accuse di finanziamenti dubbi, di fondazioni che mettono a rischio la salute delle donne : in California, sono sotto indagine i corsi di formazione continua offerti dalla Heartbeat International, dalla Care Net, e dal National Institute of Family and Life Advocates (NIFLA), ma di ciò che fa l’aborto alla salute delle donne, invece non se ne parla proprio.

In Italia tutti gli aborti sono pagati dai cittadini perché offerti gratis a tutte (povere e ricche) dal SSN negli ospedali e nelle cliniche convenzionate. Abbiamo raccolto per mesi, sulla rivista Notizie ProVita le testimonianze della Comunità Papa Giovanni XXIII che dimostrano che l’aborto non è mai una scelta libera, ma il frutto di una costrizione ... I consultori sono in pratica dispensatori di pillole mortifere e di certificati per abortire. I nostri  CAV e gli altri volontari che offrono aiuto alle donne e ai bambini, con i pochi mezzi che hanno, fanno miracoli, ma il Ministero della salute non li considera proprio. C’è solo un sassolino nell’ingranaggio della morte che dà molto fastidio ai pro choice nostrani: l’obiezione di coscienza di gran parte dei medici che giustamente si rifiutano di sopprimere la vita che hanno giurato di curare e proteggere. E infatti la rabbia virulenta dei media e delle lobby pro aborto è tutta rivolta contro di loro.

Francesca Romana Poleggi


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contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini

 

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