24/09/2021 di Manuela Antonacci

Aborto San Marino. Marina Corsi: «Referendum ideologico e inutile. Ecco perché»

Il prossimo 26 settembre nella Repubblica di San Marino si terrà il referendum per la legalizzazione dell’aborto. Ma c’è una realtà scesa in campo per la difesa dei diritti dei più fragili, dei nascituri: il Comitato Uno di Noi preoccupato perché, in base al quesito referendario, si introdurrebbe, di fatto, a San Marino il diritto illimitato di abortire, ovvero “entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna”. Sull’argomento abbiamo voluto sentire Marina Corsi, portavoce del comitato Uno di Noi

 

Non le sembra che siamo di fronte ad una mistificazione? Se c’è pericolo di vita per la donna, il codice penale di San Marino, all’art.42, già prevede la non punibilità per l’aborto in stato di necessità. Che bisogno c’era di questo referendum e un’eventuale legge?

«Sì c’è questa norma più generica che comprende proprio il fatto che nessuno può essere condannato, perché, di fatto il codice penale condanna l’aborto, sia per chi lo effettua sia per chi si sottopone. Ma c’è anche l’articolo 42 che prevede la non punibilità per lo stato di necessità. Quindi la questione dello stato di necessità è già ricompresa nel codice penale, per cui, appunto, nessuno può essere condannato, se si trovi a dover arrecare un’offesa alla vita di un altro individuo pur di salvarne un altro. Pertanto in quella poche occasioni in cui è stato necessario attuarlo, si è attuato».

Dunque questo referendum, sembra un po’ inutile, che bisogno c’era?

«Il bisogno nasce da un gruppo di donne che ha come pretesto che è prevista la prigionia dal codice penale, non fosse altro che, di fatto, nessuna donna è mai finita in galera, a San Marino, anche perché si recano nei nosocomi più vicini, nella fattispecie, nell’Emilia Romagna e nelle Marche per l’interruzione di gravidanza a pagamento, però in Italia non è reato, pertanto lo possono attuare. Perciò c’è questo stato di rivendicazione della possibilità di abortire e che venga riconosciuto anche dallo stato di San Marino. Poi, peraltro, nei progetti di legge che queste persone hanno già presentato da tempo, in realtà c’è la richiesta che venga mantenuta la privacy. Ma in un ospedale di 110 posti letto, con 33.000 abitanti, chi si sottopone all’interruzione di gravidanza, è chiaro che viene subito riconosciuto. Questo è un quesito referendario che prevede anche l’aborto tardivo e senza neanche una scadenza di tempo».

Il comitato “Uno di noi” scrive: «A tutela dei diritti delle donne, numerosi provvedimenti sono stati adottati negli ultimi anni a San Marino”. Perché, allora, questa cieca furia abortista?

«Per il desiderio che non solo venga depenalizzato l’aborto ma venga proprio riconosciuto tout court e la possibilità, appunto, di abortire oltre la dodicesima settimana. Altre proposte presentate, prevedono che anche le minorenni possano abortire senza il consenso dei genitori, sono tutte al vaglio della politica. Peraltro vogliono abolire addirittura anche l’obiezione di coscienza perché l’aborto dev’essere un diritto garantito. Quindi c’è tutto questo movimento ideologico che, purtroppo, ha permeato il substrato sociale, soprattutto nei giovani, trova un humus piuttosto fertile. Si tratta di posizione ideologiche, sessantottine o che perlomeno si rifanno a quell’epoca là, perché ancora si dà dei “medievali” a noi che siamo contrari. Ma addirittura sentiamo dire che l’embrione è un grumo di cellule, come se fossimo agli albori del ’68».

C’è un altro aspetto del quesito referendario che lascia perplessi: le anomalie del feto non comportano pericolo di vita per la donna, non si sta rischiando, allora, una deriva eugenetica?

«Certo, si sta rischiando questo. Peraltro hanno voluto ricomprendere nel quesito referendario un principio giusto e lecito, per quanto riguarda la sfera psicologica, in realtà, però, quando nella sfera psicologica viene ricompresa la salute della donna tout court, ecco che qui c’è una scelta eugenetica che di fatto, a priori, ammette l’aborto, anche nel caso in cui vengano riscontrate anomalie genetiche. E quando anche, si presentano varie complicanze, come nelle varie trisomie, in particolare, la trisomia 21, c’è il rischio di diabete gravidico, questo può essere benissimo controllato. Quando però si ricomprende la salute psicofisica, si apre veramente tanto la possibilità di abortire ed è ideologico e pericoloso».

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