16/08/2020 di Francesca Romana Poleggi

Aborto post nascita: i medici fiamminghi sono favorevoli

Un sondaggio condotto tra gli operatori sanitari nelle Fiandre, in Belgio, ha rilevato che il 93,6% dei medici intervistati  concorda sul fatto che in caso di una condizione neonatale grave (non letale), la somministrazione di farmaci con l'intenzione esplicita di porre fine alla vita neonatale è accettabile": aborto post nascita. Non stupisce più di tanto la cosa, in un Paese dove è diffusa la cultura eutanasica ed è legale anche l'eutanasia dei minori.
Sebbene il termine «condizione neonatale grave (non letale)» non sia definito nel documento, una formulazione altrettanto generica nella legge sull'aborto  del Regno Unito ha in pratica consentito l'aborto fino alla nascita per i bambini con diagnosi prenatale di disabilità, inclusa la sindrome di Down, labbro leporino e piede torto.
In un articolo, pubblicato dal British Medical Journal nel 2012, Francesca Minerva e Alberto Guibilini sostenevano che ai genitori dovrebbe essere data la scelta di porre fine alla vita dei loro neonati poco dopo la nascita perché sono «moralmente irrilevanti» e non hanno «alcun diritto morale alla vita» e che  l'infanticidio  non è diverso dall'aborto poiché sia ​​un feto che un neonato sono solo "persone potenziali" .
Suggeriscono addirittura che l'infanticidio, che chiamano "aborto post-nascita", dovrebbe essere consentito anche quando un bambino è perfettamente sano se il figlio è indesiderato, scomodo o troppo costoso per i genitori.
Gli autori affermavano: «Sia un feto che un neonato sono certamente esseri umani e persone potenziali, ma nessuno dei due è una persona nel senso di soggetto di un diritto morale alla vita». 
All'epoca si sono levate parecchie risposte indignate (vi segnaliamo, per esempio questa), ma tutto sommato molti hanno preso la cosa come un  un bizzarro esperimento accademico di pensiero. Invece, la cultura della morte si fa strada sul serio e fa presa anche tra i medici, cioè tra persone che in scienza e coscienza dovrebbero essere votati a salvare le vite umane. 
È dunque un'urgenza, una priorità per ogni persona che si definisca umana diffondere con la parola, la testimonianza, l'impegno sociale, capillare, anche nella vita quotidiana, la cultura della vita. Riflettere, far ragionare amici, parenti e conoscenti. Non possiamo contare sui media che anzi sono votati al nichilismo più estremo. 
A tutti, consigliamo vivamente di leggere, rileggere e far leggere la novella di Philip Dick, Le Pre-persone: sritta nel 1974, è tremendamente profetica, orribilmente attuale.

A un certo punto un protagonista, Ed Gantro, spiega come si è evoluta la normativa sull’aborto negli anni. Un embrione non ha diritti per la costituzione americana e quindi può legalmente essere ucciso da un dottore. Eppure il feto era stato considerato, almeno per un certo periodo, una “persona” anche dal punto di vista giuridico; ma poi la folla abortista aveva deciso che neanche a sette mesi si può parlare di “essere umano”.... Insomma, il termine per abortire è stato portato sempre più avanti (pensate alla recente legge francese).

E, un bel giorno, era toccata ai neonati: sono come dei vegetali, non capiscono nulla, non parlano. Così la lobby abortista aveva perorato la sua causa, vincendo, stabilendo che un neonato è solo un feto espulso dall’utero materno. La Chiesa da tempo andava sostenendo che già lo zigote è una forma di vita sacra come tutte le altre sulla Terra, ma poi di compromesso in compromesso, il termine legale fu inesorabilmente spostato sempre più in avanti. E così fino a 12 anni, i figli indesiderati possono diventare “bambini randagi” e possono essere eliminati: non hanno ancora un’anima, sono “pre-persone”. Il camion degli aborti che gira regolarmente per il Paese li porta via, in un luogo che i funzionari considerano un centro di protezione per i bambini, dove vengono «messi a dormire».
Ian Best, il protagonista, ad un certo punto si chiede perché quanto più è indifesa una creatura tanto più per alcuni è facile farla fuori. E si dà una risposta: «Lo fanno, perché possono. La società ha consegnato il potere a persone in grado di uccidere le creature più indifese.... c’è l’odio dei grandi per i piccoli... odio per qualsiasi cosa sia in grado di crescere».

 

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