12/08/2017

Aborto legale e assassino: muore a 19 anni

Una giovane donna in India è  morta insieme al figlio non ancora nato a causa dell’emorragia causata da un aborto, in ospedale.

Era una studentessa di ingegneria di 19 anni di Hyderabad, incinta di circa 20 settimane, o forse qualcosa in più.

Il fidanzato l’ha portata in ospedale, alla clinica  Anusha a Kamalangar, all’insaputa dei  genitori.

Quando l’aborto le ha provocato un sanguinamento incontrollabile, i medici hanno immediatamente organizzato il trasferimento della giovane all’ospedale di Kamala a Dilsukhnagar, dove però è stata constatata la sua morte.

La polizia ha avviato le indagini sul medico Girija Rani e il padre della ragazza ha denunciato anche il fidanzato, perché forse l’aborto è stato fatto oltre il limite concesso in India.

Che l’aborto (anche in strutture legali) sia causa di morte per le donne molto più che il parto, l’abbiamo, con dolore, già scritto: troppe donne morte a causa dell’aborto: emorragie, setticemie e altre complicazioni possono essere fatali.

La grande stampa ignora i “femminicidi” causati dall’aborto legale: in America Cree Erwin , Lakisha Wilson,  Tonya Reaves , Karnamaya Mongar, Jennifer Morbelli hanno avuto appena appena un poco di visibilità perché i parenti hanno alzato la voce e smosso le acque. Ma non esistono neanche i dati completi per poter monitorare seriamente questa situazione. In un caso come quello indiano  il decesso può essere registrato sotto un’altra voce (la causa immediata della morte è stata l’emorragia), quindi i dati che parlano di 424 donne vittime dell’aborto legale in USA, dal ’73 ad oggi, sono dati che vanno arrotondati e di molto per eccesso.

Viceversa, ha suscitato un certo scalpore, la notizia – sempre dall’India – di una bambina di 10 anni vittima di violenza domestica e rimasta incinta cui la magistratura ha vietato l’aborto. Pochi si fermano a riflettere che , in un Paese dove l’aborto è legale, ciò vuol dire che i rischi per la salute psico fisica della bambina derivanti da un aborto sono maggiori di quelli derivanti da un parto. E certamente la violenza che ha subito la poveretta è inenarrabile: l’aborto aggiunge violenza su violenza, soprattutto se la ragazzina si rende conto di aspettare un figlio (vivo).

Ma l’aborto resta un tabù,  un delitto mascherato da diritto con un’aura di intangibilità, quasi di sacralità, per chi voglia davvero essere considerato a la page.

Sarà ora, davvero, che si infranga questo mito. Nel nome del diritto alla vita dei bambini, ma anche nell’interesse vero per la salute delle donne.

Redazione

Fonte: LifeNews

 


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