26/11/2018

Aborto: in Norvegia se ne discute, in Uk la May frena

Theresa May, primo ministro di Sua Maestà britannica ha sorprendentemente preso  posizione contro la proposta di legge che vorrebbe la totale depenalizzazione dell’aborto in tutto il Regno Unito, inclusa l’Irlanda del Nord. E ciò è avvenuto nonostante che più di sessanta personaggi famosi (attori, cantanti, ecc.) le avessero scritto una lettera in cui le chiedevano di appoggiare pubblicamente il Johnson Bill. La proposta di abrogazione totale della legge del 1861 che criminalizzava l’aborto è, infatti, del deputato Diana Johnson, e ha il sostegno di Amnesty International (la quale ancora una volta mostra di preoccuparsi dei diritti umani solo di alcuni e non di tutti).

La legge del 1967 che ha legalizzato l’aborto in Gran Bretagna, infatti, non è mai stata estesa all’Ulster e formalmente lo ha legalizzato solo in determinate circostanze: al di fuori di questi limiti rimane un reato. Sostanzialmente – come la legge 194 nostrana – l’aborto è  a richiesta. L’unico vero limite che incontra è quello delle 24 settimane di gestazione (che però possono essere derogate per motivi eugenetici).

Il problema vero è che si vorrebbe estenderla all’Ulster, dove gli abortisti stanno facendo una propaganda scatenata. Ma la May ha sottolineato che la questione in Ulster va trattata dal parlamento irlandese, nel rispetto dell’autonomia di quella regione dalla storia tanto martoriata.

Tutto questo non vuol dire certo che la May si sia convertita su posizioni pro life: solo pochi mesi fa aveva infatti plaudito allo sciagurato esito del referendum tenutosi in Eire, nell’Irlanda del Sud.

Il problema della May è che, da tutto questo 2017, il governo conservatore non ha una maggioranza netta alla  Camera dei Comuni: per governare ha bisogno del sostegno dei dieci deputati del Dup, il Partito Unionista Democratico dell’Irlanda del Nord, che è un partito a favore della vita.

Intanto in Norvegia, incredibile ma vero, il dibattito sull’aborto si riapre, inaspettatamente. Nei giorni scorsi, migliaia di abortisti hanno manifestato contro le proposte che si stanno discutendo di  limitazione della legge sull’aborto.

Come in Inghilterra, infatti, così in Norvegia la coalizione al governo ha bisogno del sostegno di un piccolo partito: Erna Solberg, il leader del partito Høyre è stato confermato primo ministro, in coalizione con un partito di destra (il Partito del progresso) ma ha bisogno anche dei voti di Krf (il partito democristiano), che vorrebbe la Norvegia aperta a una legislazione che “protegga la vita e la dignità umana”. Il partito, fondato nel 1933 in reazione al crescente secolarismo, non ha mai avuto più del 20% dei consensi, ma si è sempre posto come un’alternativa ad altri partiti politici improntati al materialismo. Alle elezioni del 2017, ha avuto il 5,6% dei voti. Per sostenere Solberg, il Krf chiede che venga posto il limite della dodicesima settimana e venga vietato l’aborto eugenetico dei bambini con sindrome di Down. La discussione è aperta e ha esito incerto.

I disfattisti sapranno far spallucce anche su queste vicende: se la legge inglese resta così com’è, continua la strage di innocenti già in atto dal 1967: che vittoria è? In Norvegia ridurre il limite a 12 settimane non serve a salvare centinaia di migliaia di bambini che continueranno a essere abortiti ugualmente...

Chi disfattista non è, invece, saprà cogliere l’aspetto positivo di questi fatti. In due Paesi tradizionalmente considerati abortisti senza se e senza ma si pone la questione, si dicscute un “no” all’aborto: un “no” parziale, insufficiente quanto si vuole, dettato da opportunismo politico e non da posizioni valoriali sincere. Ma de facto un “no” che costituisce una crepa nel muro imponente dell’ideologia. E quando in una diga si crea un forellino, per quanto minuscolo, sapete cosa accade?

Chissà: lo slogan del prossimo Congresso Mondiale delle Famiglie a Verona è solo uno slogan, o davvero “il vento sta cambiando”?

Francesca Romana Poleggi

Fonte: Lifesitenews.com 1     Lifesitenews.com 2

La foto in evidenza è un monumento all’Eroe di Haarlem: il bambino della leggenda olandese che tenne tutta la notte il dito in un piccolo foro sulla diga evitando un disastro. È noto infatti che anche la diga più imponente può franare miseramente a causa di un forellino, una crepa minuscola...

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