18/08/2020 di Francesca Romana Poleggi

Aborto a casa con Ru486: una testimonianza

Una ragazza di 17 anni che ha preso la pillola abortiva, ha condiviso la sua storia  sulla pagina AbortionChangesYou.com.
 
Quando è rimasta incinta, ha deciso immediatamente per l'aborto, anche perché il padre del bambino avrebbe potuto avere problemi legali, dato che lui era adulto e lei era minorenne. La sua relazione con quell'uomo era comunque finita, ma non voleva metterlo nei guai.
Aveva anche paura della umiliazione e della vergogna che avrebbe provato: in famiglia sarebbe stata considerata un' immatura e non ha mai detto ai suoi genitori della gravidanza.
Tuttavia,  aveva la forte sensazione che il suo bambino fosse una femmina. Questa sensazione non le ha impedito di abortire.  Pensava che  sarebbe stato facile. Non ha voluto vedere l'ecografia che ha confermato che  era entro il limite di tempo per prendere la pillola abortiva (il bambino nella foto è stato concepito da 6 settimane. L'aborto chimico è possibile fino a 9, grazie al regolamento emanato dal ministro Speranza).
 
Riportiamo le frasi della ragazza.
 
«Ho preso la prima pillola ieri, seguita da una terribile nausea, e la seconda oggi. Ero a casa da sola. È stato di gran lunga il peggior dolore che abbia mai provato. Meglio che nessuno fosse a casa, perché ho urlato come non avevo mai fatto prima, per ogni fitta che sentivo».
«Alla fine, ho sentito qualcosa muoversi dentro di me, e quando mi sono seduta in bagno, l'ho sentita uscire. Mi aspettavo un grumo di sangue: niente avrebbe potuto prepararmi a vedere quel suo corpo. Era del colore della mia pelle e in realtà iniziava a sembrare una persona. Non c'era niente altro che potessi fare tranne tirare lo sciacquone. Ora che il dolore fisico è finito, questa immagine mi perseguiterà per il resto della mia vita».
«È passato meno di un giorno e farei già di tutto per ritornare indietro,  per prendere accordi per un'adozione, per conoscere chi avevo creato, per tenere in braccio la mia bambina e incontrarla di persona, viva. Non mi sono mai sentita così in colpa. Non mi importa di quelli che dicono che andrà tutto bene. Sfortunatamente, so che non andrà mai bene. Ero io l'unica persona che lei avesse mai conosciuto».
 
Negli Stati Uniti la Ru 486 è in uso dal 2000, è stata responsabile della morte di decine di donne e ha causato migliaia eventi avversi. (emorragie e infezioni principalmente).
Nel  dicembre del 2018 , la FDA ha  segnalato  24 decessi  associati alla pillola abortiva dalla sua approvazione, 4.200 effetti avversi, inclusi 1.042 ricoveri.  Nonostante ciò, l'industria farmaceutica Danco non è più obbligata a  notificare alla FDA le complicazioni denunciate, quindi nessuno potrà mai sapere quanto la Ru486 abbia danneggiato in effetti la salute delle donne. 

ln Usa, il "Sistema di  valutazione e mitigazione del rischio" (REMS) richiede che il mifepristone - uno dei due farmaci nel protocollo della pillola abortiva - debba essere somministrato ai pazienti solo in determinate strutture sanitarie, ma lì, come qui in Italia,  l'industria dell'aborto ha concentrato i suoi sforzi  per il fai-da-te, sebbene il requisito di sicurezza esista per proteggere la salute delle donne. 

Anche qui in Italia, l'aborto è stato così  "privatizzato" (un bel risparmio per il Ssn).

Il Ministero, nell’ultima Relazione (dati 2018), specifica che «nel nostro Paese il numero di donne morte la cui causa è in qualche maniera collegabile all’IVG, da quando è in vigore la legge 194, è molto basso» (pag. 50 Rel. 2018): della qualcosa non possiamo che rallegrarci. Peccato, però, che “molto basso” sia un dato piuttosto vago: 5, 50, 500, rispetto agli 80.000 aborti che avengono ogni anno sono certamente numeri “molto bassi”. Ma poiché si tratta di vite umane, di donne, riterremmo opportuno poter averne contezza per aggiornare i dati sui “femminicidi” che tanto - giustamente - destano indignazione. 
 
Anche qui in Italia, però, queste cose non le sapremo mai.
 
Ma, in ultima analisi, se anche l'aborto chimico non fosse pericoloso per la salute fisica delle donne, la testimonianza riportata all'inizio (una delle tante...) è sufficiente per capire che certe ferite - anche se non sanguinassero - difficilmente si rimarginano.
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