08/03/2022 di Maria Rachele Ruiu

8 Marzo. La guerra del Campidoglio e le loro figlie

Cara assessore Monica Lucarelli, cosa c'è di violento nell'invito a fare nascere bimbe?

Che le solite democratiche sgallettate femministe avrebbero imbrattato le nostre affissioni era quasi certo. Che lo facessero ridicolmente, cioè confermando il nostro messaggio, un po' di meno (perché, care femministe, per autodeterminarsi, 'ste donne tocca che nascano, o no?).

Ma quando sono le istituzioni ad invocare e provvedere alla censura, alla lunga stanca.

Carissima assessore Monica Lucarelli, ma in che senso vuole usare il suo potere? (Che può sempre esercitare, anche dittatorialmente, perché nata?) Da cosa sono scatenati i suoi istinti autoritari?

Cosa c'è di violento nell'invito a far nascere bimbe? Cosa nell'immagine di una bimba nella pancia della propria mamma?

Assessore, si è già dimenticata che la notizia che ha intenerito questi giorni folli di guerra è stata proprio una nascita nella metro di Kiev? Una vita, minuscola, indifesa è riuscita ad oscurare la guerra. Strano? No. Perché una nascita è sempre una buona notizia. Sempre. Per la mamma, per il papà, ma anche per tutti noi. Per la società tutta.

Ma io faccio un po' tanta fatica a comprendere quando leggo "perché l'aborto è un diritto inviolabile blablabla" nei vari commenti a giustificazione di queste censure degne di un regime totalitario.

Siamo in democrazia, perché non posso esprimere una mia opinione sull'aborto contraria alla tua? Ma cosa vi toglie se una donna dovesse decidere di non abortire? Cosa, se viene data ad una donna la possibilità altra? Cosa, se una donna non viene ingannata e le viene detta la verità?

Voglio poter dire che sogno un mondo in cui l'aborto sia impensabile.

Faccio fatica perché ogni volta che si invoca censura sull' aborto, o anche se si lambisce l'argomento come in questo caso, ogni volta, lo si fa a discapito delle donne.

Faccio fatica perché mi vengono in mente gli occhi di Chiara, intanto, mamma dolcissima che aveva il diritto di sapere che l'unica risposta alla patologia della figlia non era l'aborto, e che ogni giorno pensa a lei, a questa sua bimba, mentre si prende cura di suo figlio, suo amore infinito, nato con la stessa patologia della sorellina. E che oggi racconta, come può, che quel figlio è la cosa più bella che c'è. Così, anche se fragile. Soprattutto perché fragile. Perché la fragilità non toglie. A togliere è solo la società che abbandona. Lei, che per affinità, da quando l'ho conosciuta mesi fa, è diventata benzina del mio impegno.

O ancora mi viene in mente Carola, che avrebbe avuto il diritto di non sentirsi abbandonata da un "se hai 18 anni ti faccio il certificato" mentre confidava le giuste paure di una ragazza di fronte ad una gravidanza inaspettata; che avrebbe avuto il diritto di incontrare qualcuno che si prendesse carico di quelle paure, anziché scaricarle sulle sue piccole spalle. Lei che oggi guarda a quel figlio con malinconia e si spende per la vita, perché meno ragazze possibili possano provare quello che ha provato lei. Prova a raccontarlo che non è vero che con l'aborto puoi tornare indietro, puoi essere mamma, ma di un figlio morto. E che te ne accorgi solo dopo, quando la paura attanagliante che ti ha portato lì, lascia spazio ad un rimbombante silenzio. Vuoto.

E mi viene in mente quella donna, di sessant'anni, che non si dà pace e che ha voluto registrare per noi la sua testimonianza. Così come quella mamma che dopo aver abortito una volta, appena arrivata in Italia, convinta dal consultorio, ha avuto la Grazia di incontrare un CAV, e me lo ha raccontato commossa perché ha così accolto il secondo figlio, e continua ad essere fortemente sofferente per non aver accolto il primo.

E ancora, tutte le donne incontrate che avrebbero avuto il diritto di sapere che l'aborto non era l'unica possibilità per loro. E quante Chiara, quante Carola, quanta violenza contro le donne di chi le incoraggia ad abortire tacendo i traumi fisici e psicologici dell’aborto. E che poi le lasciano sole con il loro "è stata una scelta tua". Chiedendo loro di silenziare il loro dolore. Tacerlo, cercando soprattutto di far tacere tutte quelle associazioni che vogliono farsi prossime delle donne e indicare loro che non sono sole, e che meritano di più della solitudine dell'aborto, che è sempre una sconfitta.

Ah, voglio dire anche una cosa ai Radicali, che nel loro delirante comunicato hanno parlato dei cimiteri dei bambini non nati: è un proposito pezzente e violento quello di togliere ad una mamma, che ha subìto un lutto tanto grave quanto ingiusto, la possibilità di seppellire il proprio figlio, di avere un luogo dove piangere, dove portare un fiore. Piuttosto che sia dato a tutte le mamme di conoscere questa possibilità, così umana.

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