Una fondazione legale prolife degli Stati Uniti ha presentato una memoria alla Corte Suprema degli Stati Uniti a nome di quasi tremila donne che hanno subito lesioni a causa della pillola abortiva, chiedendo che ci sia una maggiore e più corretta informazione a riguardo.
In un comunicato stampa la Justice Foundation ha annunciato, appunto, di aver depositatouna memoria alla Corte Suprema, rappresentando i casi di 2.743 donne che hanno subito gravi conseguenze fisiche ed emotive dopo aver assunto pillole abortive chimiche. Il documento contiene diverse testimonianze di donne che hanno assunto pillole abortive, tra le quali quella di una giovane che ha descritto le conseguenze dell’assunzione di mifepristone come «una delle esperienze più orribili della mia vita».
Anche l’attivista prolife Abby Johnson e la nipote di Martin Luther King, Alveda King, sono tra le donne firmatarie del documento. Nella sua testimonianza, Johnson ha raccontato di aver scelto di sottoporsi ad un aborto chimico poco dopo aver iniziato a fare volontariato presso Planned Parenthood. Johnson ha affermato che, sebbene i medici le avessero detto che l'esperienza sarebbe stata simile a «avere un ciclo mestruale pesante», ha iniziato ad avere emorragie e a produrre coaguli entro 30 minuti dall'assunzione della pillola: «Ho sperimentato crampi intensi. Non avevo mai provato un dolore così forte - ha raccontato - e ora che ho avuto figli, mi rendo conto che stavo vivendo delle contrazioni simili al travaglio. Ho cominciato a vomitare per il dolore. Stavo espellendo coaguli di dimensioni enormi».
Sempre Johnson ha poi raccontato che, dopo aver letteralmente «espulso» il suo bambino, lo ha riconosciuto tra le sue mani: «nessuno mi aveva preparato per quel momento. Non mi aspettavo di riconoscere il mio bambino. Mi sembrava sbagliato buttare il mio bambino nel water, ma non sapevo cos'altro fare. Alla fine, ho lasciato cadere mio figlio nel water, ho chiuso gli occhi e ho tirato lo sciacquone».
Il documento è stato presentato in risposta all’imminente caso della Corte Suprema, Food and Drug Administration (FDA) statunitense vs Alliance for Hippocratic Medicine, che potrebbe potenzialmente mettere in discussione l’attuale status legale dei farmaci per l’aborto chimico.