26/11/2019

USA, flop della vendita di marijuana. Meluzzi: «La gente comune resiste ai piani delle élite»

Il commercio legale di cannabinoidi è un flop negli USA. Nonostante l’utilizzo della marijuana per uso terapeutico sia legale nella maggior parte del Paese, mentre il consumo tout court è permesso in undici stati, si stima che siano – è proprio il caso di dirlo… – andati in fumo almeno 35 miliardi di dollari su cui gli imprenditori del settore avevano scommesso nel recente passato.

Un dato che è in contraddizione con la sempre maggiore accettazione sociale di queste sostanze. Circa due terzi della popolazione americana, infatti, sarebbe favorevole alla legalizzazione tout court di cannabis e marijuana, mentre gran parte dei consumatori preferiscono continuare acquistare sostanze di contrabbando, di gran lunga meno costose di quelle legali.

Nel frattempo, il Congresso USA sta discutendo un progetto di legge per la depenalizzazione a livello nazionale, che dovrà tuttavia attraversare lo scoglio del Senato, dove la maggioranza è repubblicana, senza contare il probabile veto del presidente Donald Trump.

Secondo quanto dichiarato a Pro Vita & Famiglia dallo psichiatra Alessandro Meluzzi, l’insuccesso del commercio legale negli USA è da vedersi come un segnale positivo di resistenza della gente comune nei confronti dei tentativi di destabilizzazione della realtà, portati avanti dalle grandi agenzie globaliste e dalla cultura liberal.

 

Professor Meluzzi, nonostante l’insuccesso del commercio legale di marijuana in America, le élite sembrino non voler capire cosa sta succedendo…

«C’è una sorta di congiura per far diventare la cannabis una base di funzionamento del quotidiano in Occidente. Queste sostanze attenuano le coscienze degli adolescenti e dei giovani, il discernimento degli adulti. È un fattore sicuramente “psicoticizzante”, quindi, a mio avviso, appartiene a quella rappresentazione del mondo usata per demolire le basi dell’etica, della coscienza, dell’autodeterminazione, dunque, in ultima analisi, della libertà. Fa parte, cioè di un cammino per renderci schiavi che, di volta in volta, si sostanzia nella cannabis legalizzata, nella cannabis terapeutica o in altre modalità ma siamo sempre lì: l’obiettivo della droga libera in tutte le sue declinazioni è sempre quello di rendere le persone più schiave».

Nonostante questo flop, il Congresso USA sta discutendo una proposta di legge per la legalizzazione su tutto il territorio nazionale. Qual è l’obiettivo?

«C’è dietro un mondo liberal, lgbt, dem, migrazionista, sorosiano, open society. Sono sempre le solite mascherature della stessa ideologia che punta a rendere le persone indefinite dal punto di vista del sesso, della coscienza, della nazionalità, indefinite della memoria e della cultura. L’obiettivo è fare in modo che le persone divengano marionette nelle mani delle élite facenti capo ai Rotschild, ai Rockefeller, ai Soros. Individui come atomi isolati, possibilmente privi di coscienza, con l’aiuto delle sostanze chimiche e di tutti i loro disturbi mentali. È il mondo dem americano che ha la sua quintessenza nei Clinton, in Obama, nel mondo agli ordini del Bildeberg, della Trilateral, del magnate newyorkese Michael Bloomberg, che ora si candida contro Trump. È un mondo contro le identità nazionali, per l’immigrazionismo, per costruzione della cultura del caos, dell’indefinitezza, cui fa riferimento anche Beppe Grillo, quando inneggia all’entropia e al caos come modello di vita. È il mondo di chi controlla ogni cosa attraverso le banche e la finanza, instupidendo tutti, giovani e vecchi, con le droghe, rendendoli facilmente manipolabili. È il globalismo mondialista e politically correct, per il quale non devono esserci definizioni: né uomini, né donne, né padri, né madri, né maschi, né femmine. Non esseri pensanti ma gelatine manipolabili attraverso la finanza e attraverso la comunicazione. Stanno però sottovalutando il senso di libertà delle persone che continuano ad esprimersi».

Alla luce di quanto ci siamo detti, ritiene che in America sia in atto una presa di coscienza sulla pericolosità di certe presunte “droghe leggere”?

«Penso sia sicuramente un buon segnale. Come per il sovranismo in Europa, come per le elezioni di Trump, come per la linea di Putin o di Orban, vedo delle linee di resistenza e spero che anche tra la gente comune ci siano linee di resistenza a non volersi far decerebrare sullo sfondo di un mondo orwelliano. Vale la pena lottare per questo!».

 

di Luca Marcolivio

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