08/11/2017

Unioni civili: «Non sono matrimonio!». Qualche mese dopo...

Le unioni civili verranno equiparate al matrimonio, scrivevamo mesi fa, prima dell’approvazione della Legge Cirinnà.

Questa nostra affermazione suscitava sempre le risposte stizzite dei “fautori del progresso”, che appigliavano al fatto che una legge che andasse a regolamentare le unioni tra persone dello stesso sesso era “una questione di civiltà” e che l’Italia era il solito fanalino di coda...

Ebbene, oggi l’Ansa ci dice che sulla direzione che avrebbero preso le unioni civili – purtroppo – non ci eravamo sbagliati: volevano equiparale al matrimonio e ce la stanno facendo perfettamente. La dissoluzione dell’istituto familiare procede spedita. «Le unioni civili valgono come i matrimoni su permessi, congedi e non solo. La novità è contenuta nella prima bozza del nuovo contratto per gli statali in senso stretto, proposta dall’Aran ai sindacati, al fine di “assicurare l’effettiva tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile tra persone delle stesso sesso”, come previsto dalla legge del 2016. I conviventi potranno così godere, tra l’altro, dei 15 giorni di stop retribuito riconosciuti per le nozze».

Insomma, oltre al danno economico e morale che deriva da questa proposta dell’Aran, anche la beffa: vogliono i quindici giorni di congedo “matrimoniale”... «Nessuno vuole equiparare le unioni civili al matrimonio», pare ancora di sentire la voce di certi politici pronunciare questa magica frase...!

Dicevamo anche che le unioni civili avrebbero aperto alle adozioni gay. Anche in quel caso – purtroppo – non ci eravamo sbagliati: la barbara pratica dell’utero in affitto sta diventando sempre più una prassi anche in Italia, nonostante configuri una fattispecie di reato e, allo stesso modo, si stanno moltiplicando le “originali” sentenze dei Tribunali (Trento, Milano...) che vanno a legittimare il fatto che dei minori abbiano due genitori dello stesso sesso.

Che dire? Questo pasticcio delle unioni civili non doveva essere fatto. Lo avevamo detto. E mai come in questa occasione, in cui a pagarne le spese sono ancora una volta innanzitutto i bambini, vorremmo non averci visto così lungo. 

Redazione


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