08/11/2015

Transfobia (non nostra: di attivisti gay e lesbiche!) e pedofilia

La comunità LGBT comincia a sgretolarsi: serpeggia la transfobia.

L’associazionismo LGBT era nato in origine come LGBTP perché in compagnia di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali c’erano talvolta anche i pedofili. Poi qualcuno ha incominciato a dire che la presenza dei pedofili nel gruppo non aiutava la causa comune e sarebbe stato opportuno eliminarli dall’alleanza per conseguire più facilmente i desiderati riconoscimenti da parte della società.

Le cose in effetti sono andate così, il gruppo si è ristretto, tanto più che i transessuali non erano numericamente consistenti, e l’acronimo è diventato LGBT. In seguito la P è ricomparsa ma non nella veste di pedofili, bensì in quella di pansessuali che ingloba tutto ed è meno comprensibile e dunque anche meno attaccabile da parte dei bigotti intolleranti.

Adesso sembra sia giunto il momento di perdere un altro pezzo dell’acronimo, la T di transessuali e transgender. Un gruppo di gay, lesbiche e bisessuali che non vogliono veder associata la loro immagine a quella dei transessuali ha avviato la petizione “drop the T” per distinguere la comunità composta da gay e lesbiche dai transessuali che, dovunque li metti, sembrano essere degli abusivi.

Gli anonimi autori della petizione hanno chiesto a Human Rights Campaign, GLAAD, Lambda Legal e a tutti i media del settore come The Advocate, Out, Huff Post, Gay Voices di non rappresentare più la comunità transgender poiché “l’ideologia transgender è completamente diversa da quella promossa dalla comunità LGB dal momento che gli LBG si riferiscono all’orientamento sessuale, mentre per i transessuali si tratta di identità e in ultima analisi la loro è una posizione regressiva e ostile agli scopi degli omosessuali sia maschi che femmine”.

Bisogna dire che dal loro punto di vista hanno ragione, i gruppi non sono omogenei, ma questo ha poca importanza per quelli che hanno ispirato la rivoluzione sessuale che sono poco interessati alla coerenza logica del discorso e puntano invece unicamente alla distruzione dell’ordine naturale considerato non in sintonia con la modernità.

Sembra che l’iniziativa abbia scatenato un putiferio e che le associazioni interpellate abbiano immediatamente risposto picche.

Mentre il gruppo LGB lavora per eliminare i T, ci sono al lavoro altri gruppi che invece puntano a reinserire la P non come pansessuali bensì secondo la dizione originaria di pedofili.

Secondo la narrativa già espressa in passato, le persone attratte dai minori sono nate così, il loro orientamento sessuale non è un comportamento acquisito ma qualcosa di innato e dunque vale per loro lo stesso discorso che vale per gli omosessuali: devono essere accettati per come sono e non essere ingiustamente stigmatizzati dalla società.

Ultimamente il professor Cantor, uno psicologo clinico assistente al Dipartimento di psichiatria dell’Università di Toronto, ha spezzato una lancia “scientifica” in favore dei pedofili spiegando che questi soggetti hanno alcune specifiche caratteristiche elettriche cerebrali che li contraddistinguono.

Stando così le cose saremmo in presenza di una condizione biologica innata, un qualcosa che non dipende dalla volontà e che non può essere cambiato. Il professore in questione afferma anche che, a suo giudizio, il 20% delle persone sarebbe attratto sessualmente dai minori.

C’è anche chi sostiene che i pedofili non sono persone socialmente pericolose che attentano alla sicurezza dei minori. Tra poco sarà una minoranza che rivendica i suoi diritti e con cui la classe politica dovrà fare i conti.

Mentre infuria la battaglia dei diritti civili, appare chiaro che stanno emergendo delle crepe vistose tra le varie anime della rivoluzione sessuale e anche i diretti interessati iniziano a comprendere le incongruenze insite nell’ideologia gender.

La Rosa Bianca

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

 

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