22/06/2016

Stepchild adoption: la Cassazione dice sì. Contento Alfano?

La Corte di Cassazione apre le porte alla stepchild adoption.

Oggi è stata depositata dalla Prima sezione civile la sentenza 12962, nella quale viene bocciato il ricorso della Procura di Roma (a favore del quale si era espressa la Procura Generale della Corte stessa). È stata così confermato il pronunciamento della Corte d’appello di Roma che aveva già dato risposta affermativa alla domanda di adozione di una bambina di sei anni fatta dalla compagna convivente della mamma biologica.

Tutto ciò era nell’aria e un manipolo di parlamentari nei giorni scorsi aveva sollevato la questione.

La Suprema Corte ha evidenziato che la stepchild adoption «non determina in astratto un conflitto di interessi tra il genitore biologico e il minore adottando, ma richiede che l’eventuale conflitto sia accertato in concreto dal giudice». L’adozione inoltre «prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempre che, alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del minore». Ma – viene da chiedersi – la stepchild adoption fa davvero l’interesse del minore? È nell’interesse del bambino, ad esempio, essere comprato con l’utero in affitto? È per lui un bene essere scientemente privato di una delle due figure genitoriali?

Ora è scontato che, come del resto già promesso dal ministro Boschi e voluto dalla lobby LGBT, la riforma della legge 184 del 1983 sarà fatta. Quando si parla di casi particolari riguardanti le adozioni, infatti, la normativa non menziona espressamente le coppie omosessuali, ma solo i casi di infanzia abusata, abbandonata, maltrattata e di genitori in difficoltà. La Cassazione, però, di fatto ha legiferato, e impone così al Parlamento di cambiare la disciplina in materia.

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Questo signore diceva che grazie a lui il pericolo della stepchild adoption era scongiurato...

Di fronte allo stralcio della stepchild adoption nella legge Cirinnà, alcuni fedeli servitori del potere renziano avevano cantato vittoria, addirittura rivendicando il merito di aver impedito la barbarie delle adozioni omosessuali. Grazie a loro, così moderati e pieni di equilibrio, i bambini potevano stare certi di veder sempre rispettato il loro diritto ad un papà e ad una mamma. Loro, i responsabili garanti della stabilità governativa, avevano posto un freno alle sentenze creative...

Chiunque abbia creduto a tali lampanti menzogne – pronunciate solo per salvare la faccia davanti a un certo elettorato – dovrebbe essere interdetto dal diritto di voto per incapacità di intendere e di volere. E chi continuasse a sostenere tali cialtroni o è un utile idiota oppure un complice del male. Perché l’orientamento dei giudici in Italia è chiaro da tempo. E purtroppo non è più possibile immaginare sentenze della magistratura non ideologizzate e rispettose della democrazia.

Su un tema come il falso matrimonio gay c’era la possibilità di far cadere l’esecutivo. Chi aveva questo potere ha preferito non muovere un dito. 

Adesso cosa dice il ministro Angelino Alfano? E Maurizio Lupi? E il capogruppo Renato Schifani? E il sottosegretario Enrico Costa? E tutta la cricca di Ncd? Non citiamo, per ovvi motivi, gli pseudo-cattolici del Pd. Ci domandiamo però cosa argomenteranno quanti, anche nel mondo cattolico, hanno appoggiato la legge Cirinnà sostenendo che l’importante era non introdurre le adozioni...

Ci risparmino – per favore – le lacrime di coccodrillo. Magari chiedano scusa. E comunque si nascondano per sempre.

Redazione


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