21/01/2021 di Manuela Antonacci

SOS Disabili, suor Alfieri: «Perché c’è bisogno di una campagna così»

La crisi legata all’emergenza sanitaria ha fatto venire fuori, in tutta la sua drammaticità una serie di ingiustizie sociali sopite, tra cui le discriminazioni che i disabili e le loro famiglie vivono nella loro faticosa quotidianità, per questo Pro Vita & Famiglia ha creato, insieme a Suor Anna Monia Alfieri e al Centro Studi Rosario Livatino, SOS DISABILI, per essere accanto ai più fragili, aiutandoli anche economicamente e legalmente. A colloquio con suor Anna Monia Alfieri abbiamo voluto spiegare il perché di questa iniziativa e fare un breve resoconto sui traguardi raggiunti.

 

Parliamo della campagna SOS disabilità, perché in Italia c’è bisogno di un’iniziativa del genere?

«L’Italia è stato il primo paese ad abolire le scuole speciali, perciò ha una storia importante. Ma è successo che, nel corso degli anni, proprio perché l’Italia non ha mai garantito il diritto di appendere dello studente senza discriminazione, in questa operazione maldestra, il prezzo più caro lo pagano soprattutto gli alunni disabili, perché nel momento in cui, negli anni, si sono indirizzati nella scuola statale, lo stato ha spesato, ha messo a bilancio, un costo di 20.000 euro per alunno, per il docente di sostegno, però negli anni, questi allievi disabili, nella scuola statale, si sono visti spesso, mancare il docente di sostegno, spesso le famiglie ne venivano deprivate, soprattutto in alcune aree del centro-sud. Io ho alcuni esempi che potrei citare: molte mamme mi confidavano che spesso i dirigenti le chiamavano per chiedere loro di non portare il figlio a scuola perché mancava il docente. Molte famiglie lamentavano che il figlio disabile era a scuola e nessuno poteva né spostare la carrozzina né altro, perché c’era una deprivazione, mancavano i docenti di sostegno. Questa era una situazione che noi andavamo denunciando negli anni, ma non venivamo mai ascoltati, come se non fosse vero. Quindi queste mamme si sentivano quasi invisibili, perché di fronte ad una loro lamentela le ritorsioni erano enormi. Dunque tutto questo si consumava in silenzio. Adesso tutti questi nodi sono venuti al pettine. Quando, inoltre, i disabili, venivano iscritti ad una scuola paritaria, lo stato non spesava più per loro il costo di 20.000 euro (che provengono, peraltro, dalle tasche dei contribuenti) a meno che i genitori non iscrivessero il ragazzo ad una scuola statale, invece, nella scuola paritaria, dovevano pagarselo da soli. Perciò veniva innescata una guerra tra poveri perché, in questa maniera, lo stato costringeva o queste famiglie a pagarsi il docente, con dei ricorsi che le famiglie facevano contro le scuole paritarie, quasi fossero le scuole paritarie colpevoli, oppure costringeva le altre famiglie delle scuole paritarie, che già pagano la retta, a sobbarcarsi pure di questo peso o peggio costringeva la scuola paritaria che per legge deve accogliere i bambini disabili, a pagare il docente di sostegno. Quindi la scuola paritaria, alla fine, si vedeva costretta a pagare 20.000 euro per allievo e, di conseguenza rischiavano di collassare. Ora il covid ha fatto esplodere tutto questo. Infatti con la DAD i disabili hanno vissuto una situazione di grave isolamento, a settembre, quando la scuola è ripartita per i 285.000 alunni disabili, in realtà, non è ripartita perché mancavano i docenti di sostegno. Quindi tutto questo processo di ingiustizia e discriminazione silenziosa, verso la famiglia, è venuto fuori violentemente. Inoltre, poniamo anche che, lo stato, per un allievo disabile che va nella statale spenda 20.000 euro, ma creando l’inefficienza di cui abbiamo parlato, se, invece, il ragazzo viene iscritto nella paritaria, dopo anni di battaglie, lo stato è finalmente arrivato a spesare 1700 euro, ma questo significa, vergognosamente, che ci guadagnava, su, ci fa letteralmente la cresta. Ecco perché la campagna di “SOS disabili” è importante: perché ha il coraggio di dire queste cose, di denunciare che per anni, lo stato italiano, mentre diceva di attaccare la scuola per i ricchi, in realtà attaccava la famiglia, rendendo il povero sempre più povero, per l’impossibilità di scegliere e il disabile sempre più fragile. Sos disabili è importante per questo, per questa operazione verità che sta portando avanti».

Quali sono gli obiettivi raggiunti e quali quelli da raggiungere?

«Innanzitutto bisogna creare un retroterra culturale che è propedeutico ad ottenere pari opportunità. A questo scopo, l’operazione verità che abbiamo fatto venir fuori, si è rivelata fondamentale e questo è il primo risultato ottenuto. Secondo obiettivo raggiunto: abbiamo ottenuto che con la legge di bilancio venissero stanziati dei fondi a copertura dell’allievo disabile, pari a 70 milioni di euro che con i 24 milioni di euro di prima, sono 94 milioni che, diviso il numero degli alunni disabili, sono circa 7000 euro. In Regione Lombardia, dove abbiamo una dote disabilità di 3000 euro per allievo, la famiglia può scegliere anche una paritaria. Inoltre ci tengo a sottolineare che, con lo studio dei costi standard di sostenibilità per allievo, nel 2015, avevamo dimostrato che il docente di sostegno non è sull’allievo ma è sulla classe e questo per legge. Quindi vuol dire che i 20.000 euro non devono essere spesate sull’allievo ma devono essere spalmate sull’intera classe. Quindi, nell’individuare il costo standard di sostenibilità per l’allievo disabile, la cifra che è stata stanziata lo copre. Dunque noi abbiamo ottenuto una cifra, finalmente, di stanziamenti ministeriali, pari al costo standard di sostenibilità per allievo disabile. Perché questa operazione sia completa dobbiamo ottenere la copertura del costo standard di tutti gli allievi e gradualmente ci stiamo arrivando. Secondo, questo innesca anche quell’apertura grossa di compartecipazione stato-regioni, perché ricordiamoci che noi abbiamo detto che il costo standard di sostenibilità per allievo a copertura, nasce da una compartecipazione stato-regioni. Oggi noi abbiamo due regioni molto evolute, in merito alla disabilità: una è la Regione Lombardia che dando una dote di disabilità di 3000 euro partecipa a questa spesa sull’allievo disabile, soldi che si vanno ad aggiungere ai 94 milioni di euro, perché ricordiamo che, se non otteniamo il costo standard su tutti gli alunni, l’averlo ottenuto sull’allievo disabile non completa il puzzle, perché rimane un costo incompleto. Un altro esempio virtuoso è quello della Regione Veneto che arriva a stanziare fino a 15000 euro a copertura del disabile. Dunque cosa abbiamo ottenuto? Che con i 94 milioni di euro si copra il costo standard di sostenibilità per allievo disabile ma va completato col costo standard di tutti gli altri allievi, in attesa di questa operazione, abbiamo la compartecipazione di due regioni virtuose, quali la Lombardia e il Veneto».

“Nella nostra società i disabili e le famiglie che li accolgono sono spesso considerati solo un peso economico o comunque l’ultima ruota del carro. Quanto l’assenza di attenzione, nei loro confronti, da parte del governo, contribuisce a farli sentire così?

«Già di per sé la condizione di disabilità non è facile da vivere e gestire, chi gli sta intorno, poi ha un impegno morale non indifferente e non solo di non farlo sentire un peso. Ma questo come può avvenire se non integrandolo. Allora un allievo disabile, oggi, trova accudimento e integrazione prioritariamente dalla famiglia e da tutto il mondo del volontariato. La modalità operativa, soprattutto di questi ultimi tempi del governo, li ha fatti sentire maggiormente sentire un peso, non solo perché non si è occupato di loro, ma perché se n’è occupato con una logica di assistenzialismo, ma il disabile non ha bisogno di assistenzialismo, ha bisogno di integrazione, quando dici che la scuola in presenza riparte solo per i disabili, è opinabile tutto ciò, perché non è una politica di integrazione. Dobbiamo stare molto attenti perché i disabili già si sentono “diversi”, vanno integrati in un sistema. Per questo non sono stata favorevole all’idea di riaprire le classi speciali, tenendo uno, due alunni in presenza. Perché ci sono certe disabilità che non sono così evidenti e per questo il bravo educatore riesce ad integrarle non rendendole così evidenti. La disabilità non è soltanto quella fisica. Ci sono tante disabilità che l’educatore ha il dovere di integrare. Nelle nostre realtà ci sono tante disabilità integrate che l’altro non vede. Questa è la pecca generale di una politica assistenzialista che rende il diverso sempre più diverso e il povero sempre più povero, con una logica di sussidi. Se ne può uscire, investendo i fondi del Recovery Fund in una politica che ristabilisca la capacità organizzativa e di libera intraprendenza dei cittadini che, annessa a quella sana sussidiarietà orizzontale con uno stato che si ritrova sussidiario a tutto ciò che dà un paracadute per i poveri, in un periodo di emergenza, non stabile. In queste ore tutta la riforma del PEI (Piano Educativo Individualizzato) sulla disabilità c’è il rischio che l’integrazione sia messa in dubbio, perché l’integrazione domanda normalità e accoglienza».

 

 

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