16/03/2021 di Manuela Antonacci

Si sponsorizza la pornografia durante un’assemblea di istituto. Accade in un liceo di Firenze

Nel Liceo Marco Polo di Firenze, lo scorso 12 marzo, si è tenuta un’assemblea degli studenti in modalità online sul tema “La pornografia. L’intimità non è un tabù, parliamone”.

E infatti, l’incontro è stato all’insegna della disinibizione totale. “Special guest” tale Sara Brown, attrice che lavora per una casa di produzione a luci rosse e Antonella Questa, autrice di alcuni testi teatrali e in particolare di “Svergognata” che si è usato, durante l’assemblea, come punto di partenza per promuovere una certa idea della sessualità, che in realtà è quella personalissima e discutibilissima, della regista in questione, come se fosse l’unica e sola idea di sessualità ed erotismo possibile e che chiaramente si sposa alla perfezione, guarda caso, con quella dell’attrice a luci rosse

Ma la cosa più incredibile è che si era partiti da una premessa che sembrava promettere tutt’altro: ovvero la necessità di cambiare l’approccio al sesso, basato sulla fruizione di canali come PornHub, che presenterebbe una visione poco realistica e spersonalizzante dell’erotismo.

E invece, poi, durante l’incontro, viene sdoganata qualunque tipo di pratica, con un atteggiamento improntato alla più incredibile ipocrisia “anti perbenista”, in cui si finisce, invece, per promuovere qualunque tipo di esperienza sessuale, purché basata sul “libero consenso”, insomma si ritorna al punto di partenza. Parliamo di ipocrisia perché, se nelle premesse si faceva cenno all’intenzione di diffondere un’idea diversa della sessualità, da quella veicolata dai porno, qui, invece, ci troviamo di fronte al medesimo messaggio, solo veicolato con un linguaggio pseudo femminista ma che non fa altro che trasmettere un’immagine davvero degradante della donna.

Tanto per incominciare, l’assemblea parte proprio con la visione del trailer di un porno lesbo piuttosto esplicito, che vede come protagonista Sara Brown. Un pugno nello stomaco, col quale non ci si preoccupa minimamente di calpestare il pudore dei minori, inaspettatamente esposti a questo genere di “visione”. E poi seguono lunghi monologhi e dialoghi delle due ospiti, in cui ogni aspetto del rapporto con sé stessi e con gli altri è ridotto alla più spicciola e triste genitalità, come fosse chissà che conquista di indipendenza.

Porno etero, queer, lesbo, travestitismo, bdsm (sesso violento e basato sul dolore con mutuo consenso). Va tutto bene e non c'è niente di male. Anzi, lo sdoganamento di queste pratiche, favorendo la “conoscenza di sé” (come se la conoscenza di sé passasse solo dai genitali) servirebbe a prevenire pure la violenza. Una contraddizione in termini, da mettersi le mani nei capelli: viene da chiedersi, infatti, in che modo, un’immagine della donna che rimanda all’antico detto “tota mulier in utero” possa aiutare le donne a farsi rispettare, se non hanno imparato, loro per prime, il rispetto verso sé stesse e il giusto peso da dare ad un aspetto della vita, come il sesso che è e rimane solo un aspetto e non l’unico dell’esistenza e per tanti, nemmeno indispensabile.

Ma la cosa che fa più accapponare la pelle è che tutto ciò si tenga a scuola. La scuola che è una delle agenzie educative per eccellenza, dove non si aiutano genitori e figli a combattere la piaga del porno che, com’è noto crea dipendenza e grosse ripercussioni psico-emotive, soprattutto nei giovanissimi, già costantemente stimolati con immagini inappropriate, in ogni ambito della nostra società, ma li si spinge ad abbattere i “tabù”. Un termine davvero vuoto che serve solo a demonizzare il naturale del senso del pudore che ciascuna persona possiede e che probabilmente la aiuta ad adottare comportamenti che la distinguano dal regno animale, dominato dal puro istinto.

E invece no, bisogna giocare a fare le “svergognate” (termine più volte ripreso dalla Questa in relazione al suo spettacolo, dominato dallo stesso spirito che ha pervaso questa incredibile assemblea di istituto). Dunque bisogna, come propone, tutta entusiasta, cominciare a chiamare per nome la propria “natura”, tipo “Vanilla” Antonia”. Questo servirebbe a cominciare a “prendere confidenza col proprio corpo”. Con la propria vagina, insiste, bisogna parlare, creare legami e sviluppare capacità di “sentirsi”. Persino la depilazione integrale servirebbe a questo scopo. Insomma davvero vette di “lirismo” che ai film porno non hanno niente da invidiare.

Per non parlare poi, delle risposte ironiche ai commenti di alcuni ragazzi un po’ sbigottiti e un po’ provocatori. La Questa, che si vanta anche di essere nonna, ad uno di loro, che si propone, nel pieno “spirito” dell’assemblea di istituto, di tingersi i genitali, risponde, credendo di essere irresistibilmente spiritosa, che si tratta di un’ottima idea e che lo proporrebbe per girare un “bel porno”. Insomma, linguaggio e concetti che, in una scuola risultano davvero inaccettabili.

 Per questo “Non si tocca la Famiglia”, ha deciso di informare tempestivamente il Miur e gli uffici Scolastici regionali e provinciali e in copia, il Dirigente della scuola.

Diversi genitori, peraltro, hanno segnalato la mancata richiesta di consenso informato preventivo che su temi tanto sensibili, divisivi e soprattutto, con una visione morale davvero discutibile per molti, sarebbe stato d’obbligo. Anche se siamo convinti che certi argomenti debbano rimanere completamente fuori dall’ambiente scolastico, così come nessuno accampa la pretesa di diffondere una concezione di segno opposto della sessualità. Dunque, se rispetto dev’essere, dev’esserlo veramente, per la libertà di pensiero di tutti, altrimenti, vuol dire che la scuola si presta a diventare il terreno fertile di una colonizzazione ideologica senza precedenti.

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