11/07/2025 di Redazione

Scuola. Ruiu alla Camera: «Senza consenso informato bambini diventano cavie dell’ideologia»

Lo scorso 1 luglio la portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus Maria Rachele Ruiu è stata audita - in qualità di rappresentante di Generazione Famiglia, l’associazione di genitori membro del Fonags - dalla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame del disegno di legge C. 2423 e delle abbinate proposte in materia di consenso informato scolastico. Un intervento che si è focalizzato soprattutto sul diritto alla libertà educativa dei genitori e sulla conseguente tutela dell’educazione di bambini e adolescenti, soprattutto dai rischi di progetti ideologici e gender su tematiche quali la sessualità e l’affettività.

Quando la scuola indottrina

«Siamo stati costretti troppe volte - ha affermato - a protestare, anche in forme dolorose, perché nelle scuole, dietro progetti apparentemente nobili, come l’educazione al rispetto, contro il bullismo o all’affettività, si sono introdotti contenuti ideologici e visioni antropologiche quantomeno dubbie, spesso all’insaputa totale dei genitori». E ha portato esempi concreti: progetti extracurricolari, ampliamenti dell’offerta formativa, perfino ore di educazione civica in cui è stata presentata l’ideologia gender come dato di fatto, anche attraverso libri di testo, manuali e favole.

«Questi corsi – ha proseguito – vengono usati per fare attivismo politico e ideologico. E le conseguenze sui nostri figli non sono per niente positive». Di qui, l’apprezzamento per il contenuto del Disegno di Legge sul consenso informato: «Siamo grati che oggi venga finalmente riconosciuto, con chiarezza, il primato educativo della famiglia, come sancito dall’articolo 30 della Costituzione italiana e dall’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani». Secondo Ruiu, infatti, è proprio la storia ad insegnarci che quando lo Stato pretende di sostituirsi alla famiglia nell’educazione, si rischiano derive totalitarie. «Quando questo accade, la scuola non istruisce più: indottrina!».

Serve una nuova alleanza tra Famiglia e Scuola

Da anni, ha ricordato, le associazioni di famiglie - come Generazione Famiglia ma anche come Pro Vita & Famiglia onlus - chiedono «una rinnovata alleanza tra scuola e famiglia», che riconosca le reciproche competenze e non si traduca in una contrapposizione. «Se non c’è coerenza educativa, se manca un patto di fiducia tra insegnanti e genitori, non è possibile educare veramente». Ruiu ha poi espresso alcune proposte di miglioramento del testo in esame, richiamando le proposte avanzate anche dai deputati Alessandro Amorese (FdI) e Rossano Sasso (Lega). In particolare, ha chiesto di «estendere il consenso informato a tutte le attività che toccano temi sensibili e valoriali, non solo quelli di natura sessuale». Perché, ha spiegato, «troppo spesso la cosiddetta educazione emotiva si traduce in educazione sessuale, se non addirittura in educazione “genitale”». E ha affermato con chiarezza: «Chiediamo un divieto esplicito dell’educazione sessuale a scuola, in tutte le sue forme, sia nella scuola primaria che nella secondaria di primo grado. Chiediamo di vietare ogni attività – anche nei libri di testo – che promuova la pedagogia di genere, la teoria gender o l’approccio affermativo».

La questione gender

Non è questione di terminologia, ha proseguito: «Possiamo chiamarla come vogliamo, ma ogni iniziativa che trasmetta ai bambini l’idea che siano nati sbagliati, con un corpo sbagliato che devono modificare per essere amati, va fermata. Serve inoltre un divieto esplicito per i rappresentanti dei movimenti ideologici nelle scuole”. Ruiu ha anche chiesto che l’obbligo di consenso informato sia garantito «non solo per le attività integrative, ma anche per quelle sensibili inserite nel curriculum scolastico». E ha suggerito di «prevedere nel PTOF una sezione specifica dedicata a queste attività», in modo che i genitori possano conoscerle in anticipo e orientare consapevolmente le loro scelte educative. Infine, ha proposto che i progetti sensibili inseriti nei percorsi di educazione alla cittadinanza vengano segnalati chiaramente, con l’indicazione di un docente responsabile e criteri trasparenti di selezione. «Questo garantisce non solo il consenso, ma anche la qualità educativa dell’offerta scolastica». Il suo intervento si è chiuso con una domanda retorica, rivolta a quanti si oppongono all’introduzione del consenso informato: «Se io, Maria Rachele, provassi a educare i figli della persona che ha parlato prima di me, sarebbe felice? No. E allora perché dovrei accettare che i miei figli vengano educati su temi sensibili senza neppure essere informata?».

L’attacco di PD e MS5 a Ruiu e alle famiglie italiane

L’intervento di Maria Rachele Ruiu è stato però macchiato da una serie di attacchi verbali - politici e ideologici - indirizzati non solo a lei e al suo intervento, ma generalizzando alle famiglie italiane. La deputata del PD Sara Ferrari ha infatti affermato che se i genitori non “gradiscono” l’educazione e l’istruzione dei propri figli nella scuola statale pubblica allora dovrebbero tenerli a casa e ricorrere all’istruzione parentale, mentre in modo altrettanto grave la sua collega del Movimento 5 Stelle Gilda Sportiello ha letteralmente insultato gli italiani insinuando che i genitori non sarebbero in grado di educare i figli poiché ci sono casi di famiglie violente o che compiono atti criminosi, facendo un’indebita generalizzazione partendo da pochi, seppur gravi, episodi. Critiche per niente costruttive ma anzi, ideologiche e politiche, che confermato l’ostruzionismo - altrettanto ideologico e immotivato - della sinistra e dei progressisti verso questo disegno di legge ma che confermano anche quanto sia urgente approvare proprio questa legge per tutelare la libertà educativa delle famiglie italiane e rendere obbligatorio il consenso informato preventivo dei genitori, affinché essi conoscano preventivamente argomenti e  dettagli dei progetti scolastici inerenti temi delicati come la sessualità e l’affettività e che invece sono spesso una scusa per far entrare l’Agenda Lgbtqia+ nelle aule, confondendo la sessualità con la genitalità e parlando anche di sessualità fluida, generi infiniti, superamente del binarismo sessuale, transizione di genere per i minori e carriera alias.

 

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