28/04/2020

“Quanti figli hai?”, il libro che racconta il dramma della maternità mancata

La maternità mancata o che tarda ad arrivare può costituire un nodo doloroso che arriva al punto di condizionare fortemente la felicità e anche la serenità di chi vive sulla propria pelle questa problematica.

E’ ciò di cui si parla nel libro della giornalista Livia Carandente “Quanti figli hai?”, che con uno stile ironico e pungente al tempo stesso, racconta tutto il coacervo di pensieri e stati d’animo di una donna che deve affrontare quotidianamente la sua difficoltà nel mettere al mondo un bambino, tanto atteso e tanto desiderato, dovendo per di più rispondere alle domande inopportune di chi continua a chiederle perché ancora non si decida.

Nonostante lo stile a tratti frizzante, tuttavia emerge chiaramente, dalle parole dell’autrice, tutto il vissuto doloroso di chi affronta il dramma della maternità mancata.

Un caleidoscopio di emozioni e stati d’animo, analizzati in modo profondo e da cui emerge una sensibilità delicata, abituata a scrutare le profondità del proprio animo e quelle dell’animo altrui.

L’autrice racconta la sua attesa disattesa, sperimentata per un po’ di tempo e la difficoltà di condividerla con amiche e conoscenti che non vivevano la sua stessa condizione o che, pur vivendola, non avevano il coraggio di ammettere il carico di sofferenza legata ad essa. Perché come sottolinea la Carandente, oggi è difficile ammettere, tirare fuori il disagio, il vuoto, il dolore legato alla maternità mancata. Eppure le varie tecniche di fecondazione assistita e la maternità surrogata sono la spia di tutto questo.

L’autrice affronta, seppure di striscio, nel suo libro, anche queste due tematiche: la prima (la fecondazione assistita) perché ad un certo punto un ginecologo vedendo i suoi tentativi falliti di diventare madre gliela propone, la seconda (la maternità surrogata) perché, ad un certo punto, viene invitata da una testata giornalistica a scriverci su. La sua posizione, riguardo questi due argomenti, emerge chiaramente, all’interno del suo libro: la fecondazione assistita, come si è premurata di sottolineare l’autrice anche in altre occasioni, per un credente è un metodo contraddittorio, in quanto un cristiano si interroga sul progetto che Dio ha per lui, dunque cerca di non forzare i tempi e i modi di quello che è un dono, come accade per i genitori quando si è piccoli, che sanno, conoscono, il momento migliore in cui darci qualcosa.

La maternità surrogata, invece, secondo la Carandente è essa stessa un ossimoro: il concetto di maternità non può accostarsi a quello di surrogato, come afferma l’autrice, perché contrasta con qualunque forma di ridimensionamento del concetto stesso: è una donazione totale, un donarsi completamente, dunque è inconcepibile ridurla ad una qualunque forma di contrattualità.

Nel libro, infatti, si fa rifermento, piuttosto ad una validissima alternativa: la maternità spirituale. In questo caso, la protagonista, in sala d’attesa, per l’ennesimo controllo medico, insieme ad altre aspiranti mamme, racconta di come senta con loro un rapporto di totale solidarietà, tanto da scrivere “si diventa madre di altre madri”. L’autrice infatti, in un’intervista ha affermato che la maternità spirituale si realizza tutte le volte che ci si prende cura di qualcun altro, quindi la maternità è soprattutto spirituale.

Insomma, un modo davvero insolito e profondo di affrontare un tema così complesso, in un testo introspettivo e avvincente che permette una lettura davvero agevole e che lascia un’impronta significativa nel cuore e nella mente di chi legge, esperienza che vi invitiamo a fare.

 

di Manuela Antonacci

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