27/11/2023 di Francesca Romana Poleggi

Povera Giulia...

Gli occhi dolci e il sorriso di quella brunetta sono ormai impressi indelebilmente nei cuori di tutti gli esseri umani - che siano umani - e che abbiano seguito sui media la sua tragica e orribile fine. 
Povera Giulia. 
La vita stroncata proprio quando la giovane donna era appena sbocciata. Non è giusto. La mano violenta che l’ha massacrata va punita, senza sconti. 
Il consesso umano si distingue - si dovrebbe distinguere - dalla jungla perché i soggetti più deboli non finiscono in bocca ai predatori, ma vengono protetti dai consociati, dalle leggi, dallo Stato. Chiunque faccia violenza ad altri va perciò punito dalla società in modo severo ed esemplare. Chi fa violenza ad una persona più fragile, abusando della sua posizione di maggior forza, fisica o psichica, va punito ancor più severamente. In questo senso è particolarmente odioso l’uomo che picchia o uccide la donna. E lo è ancor più se c’era o ci sarebbe dovuto essere un legame reciproco di affetto, coniugale, familiare, di amicizia.  

 

Quando Giulia viene massacrata dal suo ex fidanzato, si parla ancora una volta del problema e della prevenzione: perché non succeda mai più; perché almeno la povera Giulia non sia morta invano. 
 

Si fanno manifestazioni di solidarietà in tanti contesti. Se ne parla in tutte le trasmissioni televisive, i calciatori giocano con la striscia rossa sulla guancia…
E poi è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne del 25 novembre: quale occasione migliore per dar voce alla povera Giulia e a tutte le vittime della violenza che non possono più parlare? La grande manifestazione di Roma serve proprio a questo: NO alla violenza sulle donne.

 

Poi però le cose prendono una strana piega: per Giulia, contro la violenza sulle donne, ma anche per la Palestina e contro il Governo. C’è qualche dissonanza. Lo scopo della manifestazione non era questo... 
 

Arrivati a viale Manzoni, qualcuno dalla testa del corteo invita a “sanzionare” ProVita & Famiglia: evidentemente hanno loro il potere sanzionatorio. Lo Stato il suo potere sanzionatorio lo esercita se c’è una legge del Parlamento violata e se la violazione è accertata da tre gradi di giudizio. Loro ce l’hanno perché sono superiori alle leggi e allo Stato.
 

Fatto l’invito, una marea urlante si riversa contro le forze dell’ordine che stazionano di fronte ai nostri locali con tanta violenza che riescono a riempire le saracinesche di scritte volgari e minacce, riescono a sfondare la vetrina e a lanciare un ordigno con tanto di miccia all’interno dell’ufficio. Per fortuna è vuoto e la miccia si è spenta. Anzi no: peccato sia vuoto. Avrebbe dovuto bruciare tutto con tutti noi dentro. 
 

Ma allora per che cosa si manifesta? 
 

No alla violenza sulle donne, sì alla violenza sui provita, e anche sì alla violenza sulle donne provita? La vecchia filosofia degli anni Settanta è sempre viva: uccidere un fascista non era reato allora, oggi bruciare i provita non è violenza
 

“Tolleranza”, “rispetto”, “accoglienza” per tutti? No. Non per i provita (e per tutti quelli che agli organizzatori delle sfilate stanno antipatici).
 

Tra l’altro, qualcuno dovrebbe spiegare a queste sedicenti femministe che i provita sono molto più seriamente e concretamente femministi di loro. Perché nel mondo, in un anno, secondo l’Oms ci sono più di 70 milioni di aborti, quindi circa 35 milioni di bambine a cui è negato il diritto di vivere; in Italia, ammesso e non concesso che gli aborti siano i 66.000 della Relazione ministeriale, sono 33.000 circa i femminicidi che avvengono in un anno.  
Qualcuno dovrebbe spiegare alle sedicenti femministe che ogni aborto uccide una madre “dentro”. È una lacerazione profonda della natura femminile che presto o tardi presenta il conto a quella che abortendo pensa di eliminare “un problema” e cerca di ignorare che ha eliminato un figlio.       

 

Ma di questo non si vuole parlare e su questi temi non ci si vuole confrontare in modo civile e pacato: anzi, i prolife devono bruciare. 
 

Qualcuno spieghi, allora, a quei manifestanti, per lo più donne giovanissime, che la violenza è sbagliata, sempre. E che protestare contro “la-violenza-sulle-donne” facendo violenza è piuttosto contraddittorio. Oserei dire che è una follia. 
 

E qualcuno dovrebbe spiegare a quei manifestanti e a quelle donne che hanno portato la povera Giulia con sé, l’hanno usata, l’hanno scagliata contro i celerini e le nostre vetrine.
Le hanno fatto una ennesima, atroce violenza.
Povera Giulia…

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