Questo articolo spiega i benefici che il matrimonio (naturale) arreca agli individui e alla società. E’ stato pubblicato sul mensile Notizie ProVita di gennaio 2015: meritava di esser letto e merita di non esser dimenticato.
L’impressionante studio del professor Fernando Pliego Carrasco, della Universidad Nacional Autónoma de México, è una metanalisi delle 351 ricerche statisticamente più significative che dimostrano che la famiglia naturale fondata sul matrimonio produce più benessere per tutti.
Mentre i governi discutono se riconoscere o no le unioni di fatto, le unioni tra persone dello stesso sesso, se ammettere o meno il divorzio breve, et similia, lo studio del professore messicano Fernando Pliego Carrasco, ci obbliga a guardare la verità in faccia: le “famiglie” non sono tutte uguali; le diverse strutture familiari non hanno lo stesso effetto sul benessere della società; solo una struttura familiare merita di essere promossa dallo Stato: quella composta da mamma e papà biologici uniti in matrimonio.
Il professor Pliego ha pubblicato i risultati delle sue ricerche l’anno scorso a settembre, nello studio “Le famiglie in Messico” e in un libro intitolato “I tipi di famiglia e il benessere di bambini e adulti”, realizzando poi una seconda edizione dei suoi lavori nel mese di giugno di quest’anno. Pliego si propone di analizzare le conseguenze che le diverse forme di “famiglia” hanno sul benessere degli adulti e dei bambini che le compongono.
Il punto di forza del suo studio (che lo rende più unico che raro) è il seguente: Pliego svolge la metanalisi di tutti gli studi più rappresentativi dal 1995 fino a oggi. La sua preoccupazione di ammettere solo ricerche dotate di una forte rappresentatività statistica lo ha spinto ad esigere che ciascuna ricerca si basasse su un minimo di 800 casi. Pliego ha così trovato ben 351 pubblicazioni accademiche o ufficiali, basate su inchieste altamente rappresentative (alcune si basano su più di 100mila casi) o su statistiche coinvolgenti tutta la popolazione di un paese. In più, le ricerche analizzate hanno una rappresentatività che potremmo dire “mondiale” visto che provengono da 13 paesi democratici, anche molto diversi tra di loro: Australia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Spagna, Stati Uniti, Olanda, Giappone, Messico, Norvegia, Perù e Gran Bretagna.
I dati rilevati dalla metanalisi sono impressionanti per la loro chiarezza e univocità: la famiglia composta da padre e madre, uniti in matrimonio, e figli biologici, è sempre, sistematicamente, costantemente migliore di ogni altra, non importa quale tipo di “indicatore” di benessere si guardi. E più ci si allontana dalla forma tradizionale di famiglia (unioni di fatto, coppie di divorziati risposati, genitori dei quali uno non è quello biologico, padre o madre soli, coppie dello stesso sesso, ecc.) più sono gravi le conseguenze, da ogni punto di vista, sia per i figli che per gli adulti coinvolti.
Riportiamo solo qualche esempio: la donna in una unione di fatto ha il doppio della probabilità di essere vittima di violenza fisica rispetto a una donna sposata; rispetto alla famiglia tradizionale, la probabilità che i bambini siano vittime di abusi sessuali è di 5 volte superiore nelle coppie di fatto, 19 volte nelle famiglie composte dal padre e da altra persona in unioni di fatto, 5 volte in famiglie con un solo genitore. Statistiche simili valgono anche per le violenze fisiche sui bambini. La probabilità, rispetto alla famiglia tradizionale, che i figli adolescenti abbandonino la scuola è doppia nelle famiglie in cui la madre è divorziata o separata, e tripla e quadrupla rispettivamente nelle unioni lesbiche e gay.
Anche la quantità di droghe consumate dalle donne aumenta nelle diverse situazioni familiari: rispetto alle donne sposate, il consumo di droghe da parte di donne in coppie di fatto è 3,1 volte superiore, 2,5 volte per le donne separate o divorziate e 2,8 volte per le donne sole che non si sono mai sposate. In paragone alle persone sposate, il rischio di depressione aumenta del 49% nelle persone divorziate o separate, e del 103% nelle persone rimaste singole e non sposate.
Lo studio permette anche di sfatare alcuni luoghi comuni: “Per garantire ai figli lo stesso livello di benessere basta l’amore di due persone (qualsiasi)”. Falso: tutti gli studi considerati mostrano esattamente il contrario. Non è indifferente quanto al benessere dei figli che il ruolo genitoriale venga ricoperto dalla mamma e dal papà biologico oppure da altre persone. “Due genitori sono sempre meglio di uno”: questo è rigorosamente vero solo nel caso dei genitori biologici sposati mentre in altre ipotesi non è sempre vero (ad esempio quanto al rischio di abusi sessuali e violenze fisiche sui bambini, al rischio di abbandonare la scuola, alla probabilità che la donna consumi droghe, ecc).
Potremmo prendere uno ad uno tutti gli “indicatori di benessere”: educazione; sicurezza fisica; relazioni tra genitori e figli; funzionamento della coppia; salute sessuale e riproduttiva; salute mentale; salute fisica; reddito e lavoro; qualità dell’abitazione; dipendenze; livello di soddisfazione (benessere soggettivo) … in tutti i casi la famiglia composta da mamma e papà sposati e dai figli stravince. Diamo la parola al professor Pliego perché ci riassuma le sue conclusioni:
“l’84,9% dei record [Pliego ne conta ben 3318 nei 351 studi analizzati, n.d.r.] indica che le persone sposate e i bambini che vivono con entrambi i genitori biologici, hanno un benessere maggiore e statisticamente significativo, in tutti gli indicatori, senza distinzione tra un paese e l’altro.… Invece, solo l’1,2% dei record mostra una tendenza inversa [benessere minore e significativo, n.d.r.]”. E continua: “Riassumendo, notiamo che gli indicatori di benessere favoriscono in modo significativo le persone sposate e i bambini che vivono con entrambi i genitori biologici, 71 volte di più (84,9 / 1.2) rispetto agli altri tipi di famiglia. Differenza notevole! … Si può costatare che in questo tipo di famiglia [naturale fondata sul matrimonio, n.d.r.] c’è meno violenza contro le donne e i bambini; gli indicatori di salute fisica sono migliori; i problemi di salute mentale si verificano in misura minore; i redditi sono più alti e la disoccupazione meno frequente; le condizioni abitative sono più favorevoli; c’è una maggiore cooperazione nelle relazioni di coppia; i legami tra genitori e figli sono più positivi; il consumo di droga, alcool e tabacco è statisticamente minore; il comportamento sociale dei bambini è più cooperativo e ci sono tassi inferiori di criminalità tra i minori; il rendimento scolastico dei bambini è migliore …”. E tutto ciò è vero qualsiasi sia il paese analizzato: “il tipo di paese non è rilevante: possono essere anglosassoni o latini, orientali o occidentali; in forte, media o bassa crescita economica; con sistemi politici democratici consolidati o recenti. In ogni caso, le persone sposate e i bambini che vivono con entrambi i genitori biologici dimostrano livelli più elevati di benessere rispetto ad altre possibili situazioni familiari o di coppia”.
Insomma la famiglia naturale fondata sul matrimonio è quella che garantisce l’essere e il benessere dei bambini, degli adulti della società tutta. E’ per questo che essa viene riconosciuta dallo Stato come sua cellula fondamentale, ed è per questo che lo Stato deve giustamente “discriminare” tra le forme di unione, favorendo il matrimonio, e non favorendo altri tipi di unioni che, come minimo, fanno diminuire il benessere della società in tutti i sensi. Questa è l’unica scelta politica possibile. Ogni altra sarebbe non solo innaturale ma anche anti-scientifica.