09/01/2015

Matrimonio , sterilità, omosessualità

Se è possibile il matrimonio di una coppia eterosessuale sterile, perché non si accetta il matrimonio omosessuale?

Oggi proponiamo l’analisi di un altro tra i tanti pseudo argomenti che ci ripetono i sostenitori delle teorie omosessualiste. In forma breve, esso suona più o meno così:

Ci sono coppie eterosessuali che per varie ragioni (età dei coniugi, problemi fisici, scelte personali) non hanno figli. Non si vede allora per quale motivo queste siano diverse da una coppia omosessuale. Dunque è discriminatorio non consentire il matrimonio (e l’adozione) anche alle coppie omosessuali“.

L’argomento è insidioso, in quanto l’infertilità di coppia è un problema di vaste proporzioni e anche in Italia coinvolge decine di migliaia di persone.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima intorno al 15-20% le coppie con problemi di fertilità nei paesi industriali avanzati. Tale percentuale è purtroppo destinata ad aumentare per varie ragioni: per il problema ambientale, per la sofisticazione degli alimenti e lo stile di vita. Ma non dimentichiamo la contraccezione e l’aborto che hanno un’incidenza molto importante tra le cause di infecondità femminile. Né va dimenticato il fatto che la donna “emancipata”, che punta alla carriera più che alla famiglia, si predispone a far figli oltre i trent’anni, quando la fertilità naturale comincia la sua parabola discendente.

Tuttavia, grazie al cielo, i problemi di infertilità non sono la norma della coppia maschio-femmina su cui si fonda la famiglia naturale.

Pertanto si tratta ancora una volta di un argomento fallace poiché non tiene conto della differenza sostanziale (o ontologica) tra coppia eterosessuale (normale), composta da maschio e femmina ed omosessuale (maschio+maschio o femmina+femmina). La sua forma logica è quella della falsa analogia che scaturisce dalla cosiddetta fallacia della “doppia gerarchia”.

Coppie omosessuali (m+m o f+f) e coppie naturali (m+f) non sono tra loro equiparabili per sostanza, ma al limite per attributi accidentali. La coppia normale è per natura potenzialmente idonea alla generazione e/o all’accoglienza della vita umana, in base ad un dato biologico evidente, ed è così che universalmente accade: i figli nascono solo con un padre e una madre ed è in questo modo che viene garantita la perpetuazione della società umana.

Soltanto accidentalmente ed in modo del tutto anomalo rispetto alla norma alcune coppie eterosessuali sono infeconde (per età, per problemi fisici, per scelta dei coniugi, etc.). Tuttavia nella quasi totalità dei casi la coppia naturale uomo-donna è normalmente feconda, mentre la coppia omosessuale non lo è invece mai: per sua natura, pur essendo perfettamente sana, essa è inidonea alla generazione della vita.

Di più: nel caso di una coppia naturale maschio-femmina, sia pure con problemi di fertilità, ci troviamo comunque di fronte ad una coppia che rispetta la forma universale della famiglia normale: tanto che si può sempre pensare ad una cura – se possibile – oppure all’affido o all’adozione. Il bambino che verrebbe a trovarsi nella famiglia adottiva verrebbe comunque rispettati i suoi diritti ad avere un padre e una madre, sia pure sostitutivi a quelli che ha perduto.

Da ciò deriva che pretendere di paragonare una forma di unione come quella omosessuale (che è sostanzialmente o ontologicamente inadatta alla procreazione) alla forma matrimoniale naturale (che è solo eccezionalmente ed accidentalmente infeconda) è un evidente controsenso logico, in quanto sono realtà diverse tra loro non confrontabili.

In più, si dovrà osservare ancora una volta che – non a caso – lo pseudo argomento si regge su un paragone con una realtà che, come abbiamo visto, non è normale: normalmente, ripetiamolo, la coppia uomo-donna è feconda. E quand’anche non lo fosse, la coppia uomo-donna è pur sempre per natura disposta ad accogliere la vita umana, magari attraverso l’adozione, senza per questo contrastare col dato biologico più evidente.

 Alessandro Benigni

 

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