03/07/2016

Matrimonio gay: gli Stati Uniti in marcia per la famiglia naturale

Un anno fa, a fine giugno, la Corte Suprema degli Stati Uniti legalizzava il cosiddetto matrimonio gay.

I poteri forti di tutto il mondo, gli ambienti radical-chic e, ovviamente, il movimentismo LGBT esultarono di gioia per questo passo epocale verso la dissoluzione del concetto stesso di famiglia.

Nonostante le campagne mediatiche ed il totalitarismo arcobaleno, però, gran parte del popolo americano (e del pianeta) non ha ceduto e continua tutt’oggi, a un anno di distanza, a pensarla secondo ragione e buon senso. Vale a dire che il matrimonio che dà origine ad una famiglia è solo quello tra un uomo e una donna. Una verità elementare, di diritto naturale, oggi ritenuta sovversiva. Pensiamo ad esempio al caso della funzionaria pubblica Kim Devis, del Kentucky, perseguitata per aver invocato il diritto all’obiezione di coscienza nei confronti delle unioni gay. O a quei pasticceri rifiutatisi di preparare torte nuziali in occasione di “matrimoni” omosessuali.

Ebbene, lo scorso 25 giugno, a Washington, proprio davanti alla Corte Suprema, si è tenuta una Marcia per il matrimonio e la famiglia, alla quale hanno preso parte centinaia di persone. Si è trattato di una manifestazione (si badi bene, non è la prima in assoluto, ma la prima dopo la nefasta sentenza), come recita il sito dell’evento, non solo per il matrimonio, ma anche per la verità e la libertà.

La decisione della Corte Suprema, infatti, ha tolto libertà ai cittadini americani, perché ignorando completamente il loro comune sentire, ha imposto a tutti un dogma, un’ideologia, violando la libertà di pensiero e di opinione. Ora, chiunque dissenta e rispetti il dato di natura, rischia di essere perseguito come omofobo, intollerante, discriminatorio, e così via...

Pensiamo ad esempio – e gli organizzatori ne hanno parlato – a tutta la folle questione dell’accesso dei transgender ai bagni e servizi igienici dei luoghi pubblici: quanti contestano la possibilità per un uomo che “si sente” donna usufruire del bagno femminile, sono ritenuti quasi dei criminali... E questo per volontà del presidente Usa, appartenente ad un partito che si chiama “democratico” (non notate una certa analogia con l’Italia?).

Ciò nonostante, comunque, non bisogna rassegnarsi al male e i pro life e pro family statunitensi ce lo insegnano.

Peraltro, come si può vedere dai filmati della manifestazione, assolutamente pacifica, alcuni dei pochissimi militanti LGBT presenti in segno di protesta hanno insultato ed offeso i presunti “omofobi”. Cosa che non avviene mai al contrario. Segno di quanta tolleranza e civiltà si nasconde dietro i fautori del diritto allo pseudo-matrimonio gay.

Redazione


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