22/05/2017

Matrimonio gay e dittatura del pensiero unico ad Arco (TN)

Il business del matrimonio gay (o unioni civili, come dir si voglia) è politicamente corretto e ideologicamente asservito alla dittatura del pensiero dominante. Ma c’è ancora qualcuno che si rifiuta di inchinarsi alla propaganda politica e istituzionale   dell’ideologia LGBT.

Stefano Mandelli è stato in passato Consigliere Comunale di Arco e negli ultimi due anni era membro del Consiglio di amministrazione di AMSA S.r.l., una società controllata dal Comune di Arco (il Sindaco è il Socio Unico della società e ne nomina il CdA) che gestisce alcuni beni come 2 i campeggi, la piscina pubblica, il Palazzo del Casinò municipale.

Recentemente, in sinergia col Comune, è stato realizzato il progetto Wedding in Arco che offre alle giovani coppie la possibilità di organizzare il loro matrimonio in una delle location gestite dalla società, tra i più bei luoghi che si trovano sul Lago di Garda e in Trentino.

Wedding_in_Arco_LogoMa il Comune di Arco è politicamente molto corretto: quindi ci tiene a precisare che “Wedding in Arco” è un progetto che consente “Il vostro Matrimonio o Unione Civile ad Arco di Trento“.

Non solo: il logo prescelto per la pubblicizzazione della cosa è evidentemente allusivo alle unioni gay.

L’ingegner Mandelli ha rilevato che la scelta è palesemente propagandistica e ideologica e ha provato a correggere la rotta intrapresa dall’Amministrazione comunale. Le discussioni in seno alla società hanno puntato ad una revisione del materiale di pubblicizzazione e soprattutto del logo ma la Giunta ha definitivamente imposto la scelta iniziale. Evidentemente non si voleva che qualcuno mettesse in discussione l’opera di indottrinamento.

Mandelli, visto che non c’era margine di modifica al progetto e deciso a non prestare la sua persona a questa propaganda, ha rassegnato le dimissioni dal CdA.

Lo abbiamo sentito e ci ha spiegato che l’intento di rivolgersi ad una clientela “selezionata” è stata, secondo lui, una precisa scelta dell’Amministrazione.

«Mi è stato detto che il logo va bene soprattutto se fa discutere ma ho capito dove volevano puntare quando ho proposto, rilanciando, sempre per far discutere, di mettere nel logo uno dei due cuori (senza papillon) con la sedia a rotelle… Ho detto che se si voleva far discutere si poteva puntare anche sui disabili...  perché no? Saremmo stata la prima località a puntare su una minoranza, questa sì, trascurata e non sufficientemente considerata. Mi pare di capire che per il progetto “wedding” il disabile non era abbastanza “à la page. Ci voleva proprio il doppio papillon…Con qualsiasi variante proponessi, guarda caso, il logo perdeva di efficacia, forza, comunicazione…»

Mandelli ride amaro e ci tiene ad aggiungere: «Guardi…una situazione a tratti surreale… pensi che pur di convincermi che non puntavano sulle unioni omosessuali mi è stato spiegato che il logo con doppio papillon è un logo neutro!!… sì, perché la moda di oggi prevede senza problemi il papillon come accessorio anche femminile. Capisce che oltre a non condividere non potevo farmi prendere per fesso.»

Noi per un istante lasciamo da parte la questione morale: l’equiparazione di fatto tra le unioni civili e il matrimonio è evidente.

Però, per questa volta, vogliamo farne una questione di business. Certo va di moda tutto ciò che è gay friendly, oggi. Ma il logo in questione è impostato in modo tale da indurre i potenziali clienti a ritenere che è un servizio offerto principalmente agli omosessuali.

Considerando i dati molto deludenti che sono stati pubblicati anche dalla Repubblica circa il numero di unioni civili che sono state registrate sinora, i politici del Comune e gli amministratori dell’AMSA non avranno puntato sul target sbagliato per fare buoni affari?

Redazione

 


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