08/08/2017

Matrimonio: e se l’albergo richiedesse il certificato?

A furia di parlare di pseudo-matrimonio gay, ci si è dimenticati del matrimonio vero e della sua importanza.

Quest’estate italiana sarà ricordata per le polemiche suscitate dalle dichiarazioni di alcuni albergatori rifiutatisi di ospitare coppie omosessuali in vacanza. Ovviamente si è gridato alla discriminazione, si sono alzati i toni, sono piovuti commenti e considerazioni alquanto turpi e così via. Tutto da copione.

Ma Vita Nuova, il settimanale della diocesi di Trieste, ha sfruttato il tema per lanciare una provocazione molto interessante. Che poi non di provocazione dovrebbe trattarsi, bensì di una sana e concreta proposta, da prendere seriamente in considerazione, anche a costo di essere tacciati di bigottismo.

In pratica si tratterebbe di un ritorno a regole – segno di vera civiltà – che fino a non troppi decenni fa venivano applicate in Paesi come l’Italia, la Spagna e il Portogallo

«Un tempo – ormai molti anni fa – , scrive l’autore dell’articolo, gli alberghi verificavano se uomo e donna che chiedevano insieme una camera fossero sposati. Anche gli alberghi, un tempo, avevano una dignità. C’era anche gli alberghi “a ore”, ma proprio per distinguersi da questi, gli alberghi seri davano le stanze solo a coppie sposate. I gestori avevano un senso morale e non intendevano incentivare la promiscuità fine a se stessa. Oggi si va negli alberghi, in montagna o al mare, e si vedono coppie giovanissime, eterosessuali intendiamoci, però piuttosto precoci. A loro nessuno chiede nulla: hanno di che pagare? questo basta».

«Se proprio devo essere sincero fino in fondo – aggiunge –, io sarei più duro ancora di quegli albergatori che non vogliono le coppie gay in casa loro. Io chiederei il certificato di matrimonio, altrimenti niente stanza. Vadano da un’altra parte. I soldi non sono tutto nella vita».

Oltretutto, se di discriminazione si vuol parlare, questa va applicata alle famiglie, più o meno numerose che siano e frutto di un regolare matrimonio, che sempre più si vedono rifiutate da alberghi “children free“.

Ecco perché il giornalista di Vita Nuova scrive che «oltre a chiedere il certificato di matrimonio della coppia, favorirei le famiglie numerose, altro che “Children free”! Dal terzo figlio in poi gratis. Un sacco di bambini nella hall e in soggiorno».

«Ma così andresti in malora! – conclude – E chi lo dice? Può essere che molte famiglie cerchino proprio questo: un ambiente veramente familiare. Può darsi che le famiglie numerose, che ora non possono andare in vacanza perché i prezzi degli alberghi non sono “Family friendly”, poi ci vadano. Può darsi che qualche Comune controcorrente decida di finanziare non le case alle coppie omosessuali ma le vacanze alle famiglie numerose. Può darsi che la sterilità non sia più celebrata ma ritorni in voga la fertilità. Chissà!”. Da qualche parte comunque bisogna cominciare e io comincerei dal mio albergo “Life friendly”».

Non vi pare davvero un’ottima idea?

Redazione


AGISCI ANCHE TU, FIRMA LA NOSTRA PETIZIONE: NO all’eutanasia! NO alle DAT!

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.