17/08/2016

Ludopatia: una malattia della società liquida

Il gioco d’azzardo in Italia oggi è una vera e propria emergenza sociale che richiede interventi responsabili e immediati. La ludopatia è infatti una malattia riconosciuta a livello mondiale.

I numeri del fenomeno sono davvero impressionanti: siamo il Paese europeo dove si gioca di più, dove si arriva a bruciare in scommesse il 3% del PIL; ogni cittadino spende in media circa 1.300 euro l’anno e il dato è in costante crescita. Il gioco d’azzardo on line (e non) porta con sé un rischio che, in persone vulnerabili, può sfociare in una vera e propria dipendenza comportamentale.

Questa condizione è ormai riconosciuta come una forma patologica che può generare gravi problemi sociali e finanziari. Il cosiddetto “gambling compulsivo” (ludopatia) viene considerato un “equivalente depressivo”, cioè un comportamento che sta al posto di una depressione negata (che solitamente compare quando il giocatore smette di giocare). Un giocatore dipendente ha un impulso per il gioco irrefrenabile e incontrollabile, al quale si accompagna una forte tensione emotiva e l’incapacità di ricorrere a un pensiero riflessivo e logico.

L’autoinganno serve al controllo del senso di colpa e alimenta un circolo autodistruttivo: se il giocatore perde, giustifica il suo giocare col tentativo di rifarsi, se vince si giustifica affermando che deve approfittare del giorno fortunato. Sul versante psicoanalitico l’ipotesi più promettente e suggestiva prende in considerazione l’elemento di sfida alla casualità sotteso al comportamento compulsivo del giocatore patologico: il tentativo ossessivamente messo in atto di sconfiggere la brutale indifferenza del caso, inseguendo la sensazione di avere la dea bendata dalla propria parte.

La sfida al caso, la scommessa con il fato introduce il giocatore in una dimensione spazio-temporale assolutamente speciale. L’elemento oggettivo viene messo tra parentesi (le perdite che si fanno sempre più ingenti non destano la preoccupazione che meriterebbero) e il giocatore è assolutamente convinto che l’azzardo finalmente pagherà e tutto ritornerà a posto; l’elemento soggettivo della “fiducia” non viene compensato dal dubbio in una distorsione che è al contempo cognitiva ed emotiva e assume valore difensivo rispetto a una considerazione più realistica della propria implicazione nel gioco e nelle perdite.

banner_abbonati_rivista_provita

Giocare compulsivamente – la ludopatia – segnala un disagio, ma allo stesso tempo protegge da disastri peggiori e perciò non va rimosso con operazioni di “chirurgia psichica” ma compreso nel suo significato. Nella ludopatia il vero senso del gioco, cioè la creatività, l’apprendimento di regole e ruoli, viene completamente e trasformato in schiavitù, ossessione, ripetitività.

È possibile che vengano compromesse relazioni affettive significative, il lavoro, delle opportunità scolastiche, solo per continuare a giocare. È opportuno ricordare che ormai tutti i siti di scommesse online allettano i giocatori “regalando” a chi si iscrive ricchi bonus di partenza, che a volte arrivano persino ad alcune centinaia di euro. Poi si può avere “la sfortuna” di centrare vincite incoraggianti nei primi tentativi. Il risultato finale è quasi sempre sconvolgente: in un anno anche un impiegato o un operaio può arrivare a “bruciare” dai dieci ai cinquanta mila euro, frutto del proprio stipendio, di risparmi, di prestiti, o delle stesse vincite accumulate in precedenza.

Quando le possibilità di ottenere prestiti si esauriscono, il soggetto può finire nel ricorrere anche a comportamenti antisociali quali la contraffazione, la frode o il furto.

La diffusione della ludopatia è amplificata dall’accessibilità al gioco via mass media ed è tanto più diffusa quanto più tale pratica è legalizzata. Oltre a decine e decine di siti web legali, cioè regolarizzati dai Monopoli di Stato, proliferano sale gioco on-line, fuori dal controllo dello Stato.

Molte persone affette da ludopatia soffrono anche di altri disturbi, tra cui il più comune è la depressione, ma anche alcuni disturbi di personalità caratterizzati da impulsività, quali il disturbo borderline e il disturbo narcisistico di personalità. La ludopatia è una malattia riconosciuta a livello mondiale. È ormai assimilata alle dipendenze patologiche da droghe e alcol e non esiste una netta linea di demarcazione tra chi gioca in modo sociale e chi lo fa in modo patologico. Un ambiente familiare in cui gli aspetti materiali sono enfatizzati rispetto agli aspetti emotivi è un fattore di rischio. In Italia oggi siamo bombardati da messaggi radio, TV, banner su internet, giornali che invitano al gioco.

banner_abbonati_rivista_provita

La crisi economica inoltre acuisce il problema: meno risorse si hanno e più si è propensi a rischiare. Giocano di più le persone meno istruite e con minore reddito. Il marcatore dell’ingresso nella patologia è costituito dalla rincorsa delle perdite. Il passaggio a un livello grave è il superamento del confine della legalità. Le dipendenze da droga, alcol, pornografia e gioco d’azzardo sono molto più simili tra loro di quanto pensiamo, per come trasformano le vite degli individui. Si arriva a trascurare le proprie normali occupazioni e si ha bisogno di giocare sempre di più per ottenere lo stesso piacere (assuefazione).

Lo stato mentale di un giocatore patologico è pertanto estremamente diverso da quello di un giocatore assiduo, ma non patologico, e si caratterizza per il raggiungimento di uno stato similare alla sbornia, con una modificazione della percezione temporale, un rallentamento o perfino blocco del tempo, uno stato alterato di coscienza, uno stato di estasi ipnotica.

È importante, quindi, distinguere il “vizio del gioco” dalla “malattia del gioco”: una delle caratteristiche fondamentali del gioco d’azzardo patologico, disturbo siglato in psichiatria G.A.P., è la perdita di controllo sul proprio comportamento, che invece nel vizio è un comportamento volontario.

Le fasce più a rischio sono, tra le donne, le casalinghe e le lavoratrici autonome dai quaranta ai cinquant’anni e, tra gli uomini, i disoccupati o i lavoratori che hanno un frequente contatto col denaro o con la vendita e un’età intorno ai quarant’anni.

Il problema principale, per chi ha davvero bisogno di aiuto, in casi di ludopatia, è che all’interno delle grandi città non esistono più luoghi di aggregazione, il welfare sta arretrando e le famiglie diventano sempre più segmentate, frantumate, allargate, distanti.

In una società come quella di oggi che ha puntato tutto sulla produttività, di individui soli e famiglie sfasciate, secondo le stime del Codacons, in 8 anni si è registrato un aumento del 450% del volume d’affari dei giochi d’azzardo, che vale 70 miliardi.

Vincenzo Franceschi

banner_abbonati_rivista_provita

Fonte: Notizie ProVita, dicembre 2015, pp. 28-29.

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.